La fine del pesce spada

Leggendo il blog del sociologo e giornalista Enrico Finzi, alla soglia dei miei 60 anni, ho voluto fare come lui una riflessione abbastanza approfondita sulla morte.
Lui scrive : “Sono, per quel che conta, un ateo convinto e sereno, di stampo illuminista. Nel corso della mia vita e dei miei studi non sono riuscito a trovare alcuna prova dell’esistenza di Dio (che continuo a scrivere con l’iniziale maiuscola per rispetto nei confronti di chi crede). Non solo : ai molti misteri del vivere, ai tanti fenomeni non ancora spiegati, mi pare inutile aggiungere un altro mistero, che non farebbe che allungare il lungo elenco di ciò che non capiamo, non sappiamo, non possiamo conoscere scientificamente. Suppongo, perciò, che la fine della vita comporti la fine dell’attività cerebrale e della coscienza. Così come penso che il corpo cominci a decomporsi, per poi finire in polvere. Eppure … eppure da buon illuminista, razionalista, scientista, non mi sento di poter escludere che dopo il decesso possiamo evolvere in qualcosa di diverso : non posso escluderlo proprio perché – come umani – non abbiamo conoscenza del ‘dopo’. Vado dunque con curiosità verso il mio ‘exit’, che potrebbe aprirmi – come a tutti – un’esperienza inattesa, sorprendente, smentente le mie attuali convinzioni. Il che, esercitando l’arte del dubbio sistematico, non mi consente certezze, come in ogni altro campo. Dirò di più: ho la speranza di venir contraddetto. Anche a me piacerebbe ‘continuare’, magari ritrovare le persone care (e non), vivere (?) in nuove (?) dimensioni, sapere e capire quel che non ho inteso sino alla morte.”
Io invece da cattolico obbligato dalla famiglia ad esserlo, sto arrivando lentamente alla convinzione che “erba, pesce spada e essere umano”, se ne andranno così come sono apparsi su questa Terra.
Niente premi e niente castighi !!!
D’altronde non ho mai visto nessuno tornare indietro ; mai, nemmeno una zanzara, una mosca o una formica, tolte ingiustamente dal mondo, soltanto per il fastidio che arrecano e quindi al limite meritevoli più di noi, di ritorno o resurrezione.
Avevo fatto un patto con mia madre prima che spirasse : “Tornami a dire se la vita continua !”.
Ebbene da quella triste notte del 2014, non ho mai avuto il riscontro a quel macabro impegno.
Il numero sempre maggiore di persone care scomparse – dovuto sicuramente alla mia età che avanza – tranne sporadici sogni e ricordi ad occhi aperti, non ha mai determinato “rivelazioni o apocalissi”.
Il tempo scorre inarrestabile e cancella inesorabilmente ogni esistenza, anche le più illustri, le più amate o quelle viceversa più odiate e cattive.
I “sepolcri” di Foscolo durano fintanto che è materialmente visibile e visitabile il cenotafio, il monumento, le reliquie e i resti materiali del defunto, altrimenti tutto viene cancellato dalla polvere.
E proprio come una bella tartare di pesce spada, finiamo nella pancia di ciò di cui non si sa nulla !!!

Chiudiamo tutti … eppoi ?

È la domanda che mi sono sempre fatto, fin da bambino, quando i miei genitori tornavano dal mercato stanchi, sfiniti specie il sabato, quando si faceva giornata doppia.
E io li volevo a casa con me.
“Ok. Piantiamo baracca e burattini.
Ma domani cosa facciamo ?” diceva la mia povera mamma.
Alfredo Panzini, scrittore, docente e critico letterario, testimoniava un’estensione di significato della locuzione più ristretta di quella attuale : “Lasciar che tutto vada in malora, abbandonare all’incuria, o per malanimo o per dispetto !!!”.
Oggi moltissimi stanno abbandonando tutto alla negligenza e alla trascuratezza, specie nei piccoli centri, sempre più vuoti e deserti, perché abbassano saracinesche per sempre o perché stanno provando a sospendere attività decennali, non sapendo più come procedere.
Si preferisce chiudere, che soffrire di un malanimo che ti toglie la vita.
Ed un pensiero necessariamente va ai miei tanti amici Ambulanti, quando dopo le levatacce al gelo e mattine senza clienti, tornano sempre più spesso a casa con le mani vuote, ma con le tante spese (benzina, mangiare, posteggio etc.), comunque da sostenere.
Ieri da Mario Giordano a “Fuori dal Coro”, sfogatoio settimanale degli sfigati, una decina di nuovi disoccupati che avevano chiuso il loro esercizio.
Molti dei quali al Sud o nelle isole.
Ma ora a quella gente, compresi i tanti collaboratori che gravitavano in quelle attività, chi ci pensa ?
Come possono chiudere tutto e sperare di migliorare la loro posizione, magari ripartendo da zero ad età avanzate, con figli ancora a carico, con mutui e affitti da pagare ?
Perché non tutti sono ricchi possidenti, non tutti hanno fatto la formica in vita e non tutti sono riusciti a preservare le loro fonti di reddito in questi ultimi anni.
“Ok chiudiamo … eppoi ?”
Daremo bonus e redditi di sussistenza a tutti ?
Oppure, visto che il tanto decantato Welfare Occidentale è morto e sepolto, e ce ne stanno presentando il conto, con porzioni di popolazione sempre più abbandonata a sé stessa, continuiamo a fregarcene tutti, sperando che a noi tocchi il più tardi possibile ?
Capisco chi si fa sopraffare, chi molla per dispetto, e chi a forza di ridurre le fette di torta ora sta alle briciole, ma così non c’è Governo o Riforma che tenga !!!
Così c’è solo il Caos e la rivoluzione … o hanno pure già previsto la repressione ???

Tempi moderni

Si lamenta sui social dell’aggressione degli hater (odiatori seriali), per la rovinosa caduta del fidanzato in un dirupo dell’altopiano di Asiago.
Si tratta della vicentina Sara Bragante, la ragazza di Andrea Mazzetto, il 30enne morto per recuperarle il telefono.
“Inondata di insulti, mi danno dell’assassina” – “Mi augurano di fare la fine di Andrea. Ho bloccato i miei profili, ma gli hater continuano”, ha aggiunto la 27enne.
Entrambi stavano scattando delle istantanee da un luogo panoramico della Val d’Astico.
La loro ultima foto insieme, postata da Brigante su Instagram, li ritrae in un selfie proprio sul luogo dell’incidente.
Un giramento di testa della ragazza e
Andrea che le ha subito afferrato la mano, lasciando cadere il telefonino che è finito di sotto, tra i cespugli.
“Mi ha urlato : ‘Lì c’è tutto il mio lavoro: le fatture, i documenti dell’azienda. Devo recuperarlo. E ha iniziato a scendere. (…) L’ho sentito dire che aveva un piede incastrato. E appena è riuscito a liberarsi, la roccia si è sgretolata ed è scivolato. In realtà è stato un volo di pochi metri ma, finendo sullo spiazzo ai piedi della roccia, è subito rotolato in avanti, verso il baratro. L’ho sentito gridare. Ed è sparito. Dicono si sia cacciato in quella situazione per non perdere i selfie, ma è una bugia !”.
Oggi si è saputo per altro che il cellulare non era della ragazza come scritto da tutti i giornali, ma quello della vittima.
Ormai per il cellulare e tutto quello che conserva gelosamente, si è disposti a mettere a rischio la propria vita.
Ci stanno portando a preferire la morte, piuttosto che perdere password e identità digitali per banca, posta, e servizi vari.
Ieri l’anima nera del post pandemia, l’ex ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, ha preannunciato per dicembre prossimo, il battesimo della nuova piattaforma digitale integrata della Pubblica Amministrazione, a cui anche i privati e gli imprenditori dovranno far riferimento per ogni transazione sociale ed economica.
Non gli ha ancora trovato il nome, che dovrà essere possibilmente di marketing sfrenato, ma per le finestre di Overton, ha già iniziato a delineare possibilità e “vantaggi per gli utilizzatori”, come ci chiama lui.
Un intervento a gamba tesa nella nostra privacy, nei nostri ricordi e nella nostra vita.
E non serve a giustificare il piano, l’affermazione che sono anni che volontariamente forniamo i nostri dati a chiunque.
Perché è proprio la “volontà” a fare il discrimine delle cose.
E a dividere il bene dal male.
Ormai non ci cagano per niente …

Cosa c’è dopo ?

È il cruccio più grande dell’umanità.
Quello di non sapere mai in anticipo cosa accadrà domani.
Anzi per essere precisi, neanche quello che avverrà tra qualche minuto.
Siamo barche in un oceano burrascoso, senza punti di riferimento e senza motore.
Quindi i piani, i progetti e tutti i teatrini messi su, dagli artefici del Great Reset, per quanto perfetti e ben studiati a tavolino, giacciono pericolosamente sotto lo scacco della Signora Nera con la Falce, e sotto il grande libro del destino, che ancora non sono riusciti a scrivere loro.
Per la riuscita, contano soltanto sulla legge dei grandi numeri.
Essendo molti i partecipanti e altrettanti i collaborazionisti, è improbabile che falliscano tutti.
O tutti insieme contemporaneamente.
Ma ignorano o sottovalutano colpevolmente il fattore “sorpresa”.
Quello per cui John Lennon, Malcom X, o Ghandi si presero una rivolverata in pieno petto, o i tre Presidenti Africani morirono inspiegabilmente durante la pandemia pur non essendo malati – Pierre Nkurunziza (Burundi) morto il 10 giugno 2020, John Magufuli (Tanzania) morto il 18 marzo 2021 e Didier Ratsiraka (Madagascar) morto il 28 marzo 2021.
Dopo pandemia e guerra, credo che manchi soltanto un nuovo diluvio universale o la “rivelazione degli Alieni sulla Terra”, magari quel famoso Anticristo che dovrebbe guidare il trapasso dell’umanità verso un mondo migliore.
Certo, che culo chiuso che abbiamo avuto noi di questi tempi !
Potevamo continuare la vita di sempre, tra gite, mangiate al ristorante e allegre compagnie, e invece abbiamo l’onore di appartenere alla generazione che assisterà al Grande Reset, alla “rivelazione” (o apocalisse) di San Giovanni Evangelista.
Proprio un bellissimo culo serrato, tappato, dopo secoli e secoli di vita “normale”.
Ma la nostra fortuna é che quel fattore sorpresa non calcolato dalle elite, SIAMO NOI, quelli che non hanno delegato il pensiero a influenze esterne, e che non hanno preso la via più facile, scegliendo l’obbedienza al posto del coraggio.
Ed ecco come Schwab e i suoi amici, che sociopaticamente non sorridono mai, falliranno nel loro Grande Reset e noi riusciremo a rimanere individui liberi e sovrani, lasciandoci guidare dal nostro pensiero critico e da ciò che il nostro cuore e la nostra anima sanno essere giusto, e scegliendo sempre il coraggio, anziché l’obbedienza.
Obbedienza o coraggio?
Delegare i nostri pensieri o usare la nostra testa?
Siamo nel processo del Grande Reset o del Grande Risveglio, e la scelta non è delle elite, la scelta è la nostra !

Atchison Topeka

A Natale 2019, a firma di questo soprannome, che in realtà fa il verso ad una linea ferroviaria americana, fu pubblicato un meme molto lungimirante.
“Si deve scegliere ad un certo punto. Se continuare a salvare le cose, o iniziare a salvare se stessi”.
I commenti dei lettori di quella frase, che ormai ha quasi due anni, letti oggi, sembrano superficiali, non ponderati, perché allora si avvertiva come si trattasse di un problema lontanissimo e non sentito assolutamente.
In realtà credo che nel prossimo trimestre sarà una scelta indifferibile :  se cioè, sacrificare lavoro, posizione sociale, risparmi e proprietà privata, per avere la propria vita ancora libera, sana (per quanto possibile) ed autodeterminata.
Perché continuare il tram tram di prima, con le stesse necessità e bisogni, equivale a bucarsi, ad essere vittima di esperimenti medici, senza se e senza ma.
Bisogna sottoporsi al rito iniziatico delle Big Pharma e cominciare il percorso di Santiago di buster e controbuster.
Due dosi, poi tre, quattro, cinque fino a quando sarà compiuto il transumanesimo.
La completa trasformazione da esseri umani pensanti e liberi, ad immagine e somiglianza di Dio, verso esseri bionici, non più pensanti in modo autonomo, schiavi di una “ricarica” farmaceutica a tempo, per continuare una sopravvivenza sterile e miserrima.
Il termine “transumanesimo” fu delineato in modo sistematico nel 1957 da Julien Huxley, il fratello del più famoso Aldous, autore de “Il Mondo Nuovo”, il primo romanzo distipico del secolo scorso e maestro di George Orwell.
Ma la definizione più calzante, nonostante ne siano state formulate a decine negli anni più recenti, resta quella del professore di Oxford, Robin Hanson : «Il Transumanesimo è l’idea secondo cui le nuove tecnologie probabilmente cambieranno il mondo nel prossimo secolo o due, a tal punto che i nostri discendenti non saranno per molti aspetti ‘umani’».
Tutto testimonia che si sta andando verso quella direzione con passo spedito, e i prossimi mesi saranno determinanti come detto, per stabilire se potremmo ancora farci scrupoli, aver paura, amare, odiare, piangere, ridere oppure correre da un obbligo a un altro, con un semplice sbattare di tacchi.
Inizia il countdown  …