Il pesce puzza dalla testa !

Ieri sera con mia moglie stavamo guardando il programma di Mario Giordano, sui tanti casi di degrado civile e morale che assillano le periferie di due grandi metropoli italiane : Roma e Milano.
Ampie porzioni di territorio comunale lasciate al completo abbandono, con criminalità, sporcizia, condizioni di vita impossibili, assenza di qualsiasi valore o ideale a farla da padrone assoluto.
Quadranti cittadini in cui è perfino vietato entrare e dove la vigilanza e l’operato delle forze dell’ordine non viene neanche più garantito.
In queste autentiche lande, vive ai margini della realtà, una fitta boscaglia di extracomunitari, disadattati, emarginati, disabili mentali e “nuovi poveri”.
Una parte di popolazione che ormai non entra nelle statistiche, nelle rappresentazioni della società, negli studi dei salotti buoni e che si considera assolutamente “fuori” dall’ordinamento, esente da obblighi morali, priva di ogni qualsivoglia punizione o freno al suo operato.
Girano nudi, sono sporchi e maloleodoranti, hanno comportamenti sessuali aggressivi, promiscui e antimorali, delinquono, sono per lo più inattivi e nullafacenti, e vivono la loro emarginazione come autentico “modus vivendi”.
E con Fabiola ci chiedevamo perché eravamo giunti a questo punto di non ritorno.
Domandandoci perché vedere camper e roulotte di questi personaggi che costeggiano il muro del Cimitero Verano a Roma o tende e accampamenti nei parchi e nelle ville milanesi, sia diventata #nuovanormalità, cose di cui non stupirsi più, peculiarità forse “strane”, ma ormai così integrate nel paesaggio, tanto da considerarle scontate, tollerate, accettate da tutti ?
La risposta ci veniva fornita da altri servizi in onda sempre nella stessa trasmissione.
Dove a complete inefficienze di responsabili pubblici di ASL e sanità pubblica (con file interminabili per qualsiasi prestazione di analisi o esame diagnostico), equivalevano premi di produttività di migliaia di euro solo per “l’impegno” e per disposizioni normative “a prescindere”.
Dove a casi di aggressioni, lesioni, minacce e omicidi, la nostra giustizia rispondeva con assoluzioni, rilasci e libertà condizionata, ma garantita.
Dove a forze dell’ordine che dovevano garantire il controllo del territorio, corrispondevano casi di commistione, di mescolanza, di guazzabuglio e complicità coi criminali.
Dove a politici che durante il Covid professavano l’esattezza dei numeri e della scienzah, si conformavano reportage falsi, bilanci contraffatti, informazioni fuorvianti.
Tutto parte e finisce dai vertici, dai dirigenti in capo, dai buoni esempi che ormai non ci sono più.
“Il pesce puzza dalla testa” dicevano gli antichi e credo che sia proprio così.
Il fascismo ha avuto soltanto sviluppi negativi per l’italia, tuttavia un punto a suo favore lo ha sempre potuto marcare.
Quello di avere precisi responsabili alle malefatte compiute, che a partire dal capo, furono tutti o quasi tutti presi e giudicati per il loro operato.
Oggi purtroppo questo non è più possibile!

Eurovision a Malmö 2024.

Una manifestazione giunta alla 68° edizione che fino a qualche anno fa in Italia, non sapevamo neppure che esistesse.
Per noi fino a pochi anni fa c’erano solo Sanremo e il Festivalbar fino al 2007, quando c’era Vittorio Salvetti.
Questo concorso invece è in corso di svolgimento presso la Malmö Arena, in Svezia, dal 7 all’11 maggio 2024, in seguito alla vittoria di Loreen con “Tattoo” nell’edizione precedente, ed è la terza edizione che si svolge nella città meridionale della penisola scandinava.
Ieri sera è andata in onda la prima serata su RaiUno.
La domanda mi è venuta spontanea dopo poche esibizioni di paesi per lo più nordici e (secondo loro) progrediti :
“Ma questa sarebbe musica?”
Perché più che a un Festival canoro, sembrava di prendere parte ad un Sabba delle Streghe, ad uno spot satanista per il Diavolo in persona, ad un reclutamento anime e fans per l’inferno.
Uomini mezzi nudi, donne in calzamaglia tatuate e in atteggiamenti equivoci, mucchi di persone che si agitavano con lanci di fiamme e lampi di luce.
Gesti massonici, corna, trucchi pesantissimi.
Il palcoscenico con un croce rovesciata, le canzoni violente, urlate, bestemmiate.
E in mezzo a tutto ‘sto casino, la maggior parte degli interpreti Queer, Gay o Gender Fluid.
Il pubblico che assisteva poi, molto sui generis, naturalmente ubriachi o alticci un bel pò, che si spingevano, premevano, strillavano.
Ora se devono passare a forza, questi modelli sulla TV di Stato, in prima serata, quando bambini e ragazzi stanno ancora cenando con le loro famiglie, mi chiedo perché ci obbligano a pagare il canone annuo.
Perché simili spettacoli non se li proiettano nei club priveè o durante gli scambi di coppia per eccitarsi.
Perché me li devo sorbire anch’io che tra l’altro il death metal scandinavo e la compagnia bella di satanisti analoghi, non mi è mai piaciuto per niente ?
Anche la nostra Angelina Mango che ai tempi di Amici della DeFilippi sembrava Pippi Calzelunghe, me l’hanno trasformata nella “Bernalda tutta Calda” con il corpo quasi nudo sul palcoscenico della semifinale.
Una chiamata alle armi di tutto il popolo anticristiano, in vista del possibile scontro non solo morale con la Russia di Putin, che ieri ha ricevuto dal Patriarca Ortodosso Kirill, una icona della Madonna, dopo la cerimonia in occasione dell’insediamento del presidente.
Il paradosso solo qualche decennio fa impossibile a realizzarsi, di una Europa cristiana che divinizza Satana, e una Russia atea e materialista che santifica la Madonna.
Sì non c’è dubbio … il mondo si sta girando !!!

La fattura dell’Idraulico

La solfa è sempre la stessa e riesce ogni volta benissimo nel suo intento, quello cioè di inasprire la lotta, tradizionale, tra poveri e poveracci.
La ormai fatidica frase : “l’evasione è anche data dalla mancata fattura dell’idraulico !“.
Stamattina il paladino alla lotta ai poveracci morti di fame con partita Iva, era un radical chic per eccellenza : il Dottor Simone Spetia, autore e conduttore di “24 Mattino”.
Già il fatto di avere il cognome che si scrive in un modo e si legge in un altro, la dice lunga sul personaggio.
Ma lui è un semplice “esecutore radiofonico” di direttive impartite dalla radio economica di Confindustria.
Che distrattamente dimentica l’evasione fiscale vera, quella cioè dei suoi adepti, dei brand internazionali e delle major informatiche come Amazon, Facebook, Google etc. che ogni anno versano all’erario italiano, meno del 9% del loro presunto guadagno.
Io dico, fai pagare anche all’idraulico o al venditore di olive e caramelle, il loro bel 9%, eppoi vediamo se evadono !
In Italia cerca di sopravvivere, colui che non ha Consigli di Amministrazione e nemmeno possiede fior di consulenti legali e tributari, perché se fosse regolarissimo fino in fondo, dovrebbe tagliare a metà il suo già magro sostentamento, con prelievi che superano il 64%.
Ora capite bene che sottrarre il 64% equivale ad andare sotto sicuramente.
Perché alla miseria che rimane devi togliere l’inflazione, il caso “sfortuito” (sfiga, furti o perimenti), e soprattutto la mancanza di profili e marketing pubblici e conosciuti, ossia l’anonimato sul mercato.
Gli aggettivi di “furbetto”, “evasore”, “elusore” o “frodatore erariale” riferiti a chi non certifica (o lo fa saltuariamente) meno di 100 euro a prestazione o vendita, è la classica pagliuzza nell’occhio del vicino, che infastidisce e fa parlare nei salotti buoni.
Il Sig. Simone Spetia che non produce nulla, e si porta a casa redditi certificati di migliaia di euro l’anno, e come tanti altri, pontificano e puntano il dito da sicurezze economiche certificate (e forse non totalmente meritate), non sono forse altri modi di evadere la giusta partecipazione di tutti alla spesa pubblica ?
Perché non commisuriamo tutti i redditi (e i redditi di tutti) alla produttività e all’utilità di quanto percepito al bene collettivo ?
Per cui un professore, un maestro o un chirurgo in ospedale, in proporzione prendono un centesimo di quanto si porta a casa un manager di una grande impresa partecipata o di un calciatore ?
Gradirei che tutti coloro che ascoltano trasmissioni “partigiane” come quelle di Radio24 o su reti nazionali generaliste, prestassero attenzione alle cose sopra accennate e facessero loro considerazioni, prima di mettere in croce “la qualunque”, che si arrampica per non soccombere.

Il bene effimero della lusinga.

Questa notte il solito sogno “ad capocchiam” mi ha fatto comprendere cosa accade nella testa di coloro che vengono insigniti di incarichi prestigiosi, di premi, di pubblica considerazione e infine di fondi e soldi pubblici.
La lusinga è sempre sinomimo di abuso, aggressione, approccio, avance, carezze e complicità.
Mentre il suo effetto principale è quello di farci essere come vuole il nostro adulatore.
Questa seduzione ci trasporta al di là della nostra volontà e chiede azioni che il più delle volte, non avremmo veramente voluto fare, ma che siamo stati, in qualche modo poco definibile, indotti a fare.
In questi momenti si crea, tra noi e il nostro adulatore, una forma di dipendenza che è retta dalla lusinga e dall’effetto – seduttivo – che l’altro ha su di noi.
Nell’intermezzo onirico infatti ero un importante sindacalista del settore commercio, al quale perveniva per mezzo di un sms IT-Alert ed anche via pec, la nomina come membro permanente in una illustre commissione ONU per i bambini e i rifugiati nel mondo.
Stipendio da favola, giornalisti e social da subito interessati al sottoscritto, aerei, transfert e viaggi gratis, benefici e prebende istantanee.
Ora mi dovete dire, con sincerità, chi non si butterebbe alle spalle tutto il suo passato, tutti i suoi credo morali, tutti i suoi valori ideali, per questo ben di Dio sulla Terra ?
Ancora credete che i politici, i super burocrati, coloro ben addentrati allo schifo attuale, siano disposti a rinunciare a tutto, per la difesa del popolo ?
Che possano sbattere la porta ad una vita di privilegi, per confermare la loro inclinazione politica o i propri ideali di gioventù (libertà, diritto naturale, giustizia, etc.etc.) ?
Quello che vi posso testimoniare era come mi sentivo io in sogno : bello, pasciuto, felice e onnipotente.
Dei problemi quotidiani che avevo prima del SMS di nomina, con tanto di IT-Alert che mi avvertiva dove dovevo recarmi per l’investitura … non me ne fregava più niente !!!
Ora capite perché per essere eletti o nominati in qualcosa di importante ci scappa il morto ?
Perché stanno emergendo casi di corruzione, di violenza e di sopraffazione per un voto in più o un voto in meno ?
«Il potere logora chi non ce l’ha».
È questo, senza alcun dubbio, l’aforisma più celebre fra quelli di Giulio Andreotti.
Anche se la frase non è sua, bensì, sentenziano gli storici, del celebre politico e diplomatico francese del Settecento, Charles Maurice de Tayllerand. Ed aveva ragione il Presidente giallorosso.
La lusinga del potere in effetti ammalia tutti, e gratifica oltre ogni limite. Durante il Covid dissi che una semplice stella sul petto, crea più sceriffi di una accademia militare o di una scuola di polizia.
Provate e poi fatemi sapere.
Ma non solo per sogno !!!

Il deserto … allagato!

Qualche giorno fa lo avevano avvertito ai suoi abitanti con appelli a proteggere le auto, a non farsi trovare in luoghi isolati o privi di protezioni e a stare lontani da tunnel, depressioni e avvallamenti naturali.
Ma che in un luogo come la penisola arabica, che ai miei tempi era sinonimo di caldo, siccità e deserti sconfinati, si potesse allagare tutto e venir giù dal cielo una grandine grossa come palle da tennis, credo che non ci avrebbe mai creduto nessuno !!!
E invece non un una sola volta, episodica, isolata, ma in ben tre occasioni, nell’arco di cinquanta giorni (12 febbraio, 9 marzo e ieri), Dubai è stata colpita da fortissime piogge, che hanno inondato le principali autostrade e sommerso i veicoli sulle sue strade principali.
Le piogge sono iniziate durante la notte, lasciando enormi aree allagate, mentre i venti impetuosi hanno interrotto i voli all’aeroporto internazionale di Dubai, il più trafficato al mondo per i viaggi internazionali e sede della compagnia aerea Emirates. I fulmini hanno squarciato il cielo, toccando occasionalmente la punta del Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo.
Le scuole in tutto in Paese sono rimaste chiuse in previsione della tempesta e i dipendenti governativi hanno lavorato principalmente da remoto.
E proprio in queste ore successive al nubifragio, seguito a pesanti allagamenti nel vicino Oman, il numero delle vittime è salito a 18, con diversi dispersi.
Molte strade e zone del paese, mancano di drenaggio a causa della scarsità di piogge regolari, ed è gioco forza la creazione di gravissimi allagamenti.
Le stime iniziali suggerivano che sarebbero caduti oltre 30 mm di pioggia durante la mattinata di ieri a Dubai, con fino a 128 mm di pioggia durante il giorno, ma tali previsioni in realtà, sono state ampiamente superate e va detto inoltre che pioggia massiccia con gravi danni, è caduta anche in Bahrain, Qatar e Arabia Saudita.
Ora dovete sapere che un mio amico marocchino, mussulmano ortodosso, che oggi vive a Luton (in Inghilterra), circa 15 anni fa, mi raccontava che quando le aree desertiche della penisola arabica, fossero tornate ad essere lussureggianti di vegetazione, come al tempo della creazione, secondo il Corano eravamo prossimi alla fine del mondo.
Sarebbe da farlo sapere a quegli emiri che stanno giocando con la Geoingegneria, e si divertono a far scendere la temperatura di quelle terre, per speculazioni immobiliari e svaghi innocenti, che come diceva Proietti in un famoso scketch : “Ar cavaliere nero … non je devi rompe er c……”.

L’ira dell’Iran

La tensione nel Medio Oriente sta raggiungendo livelli senza precedenti, con l’annuncio shockante nella notte, dell’attacco dell’Iran contro Israele.
“In risposta all’attacco al nostro consolato a Damasco, stiamo lanciando un attacco al regime sionista nella Palestina occupata, utilizzando dozzine di droni e missili.”
Ciò che sembrava una tempesta imminente si è abbattuta sui cieli del Medio Oriente, lasciando dietro di sé caos e paura.
Fonti affidabili della Resistenza Palestinese, riferiscono che la decisione di attaccare Israele è stata presa dall’Iran nella serata del 13 aprile.
Il traffico aereo nelle zone coinvolte nel conflitto è stato interrotto alle 22 ora italiana, segnando l’inizio di un nuovo fronte di guerra, che potrà portare solo devastazione e morti, anche e soprattutto fra i civili.
Secondo Mike Mihajlovic, ingegnere, specialista di tecnologie di difesa, analista, ex ufficiale dell’esercito, nonché autore di diversi libri, l’Iran sta preparando un attacco sincronizzato. Ciò significa che droni, missili da crociera e missili balistici arriveranno sugli obiettivi contemporaneamente.
I droni, molto più lenti, sono stati lanciati per primi, seguiti dai missili da crociera diverse ore dopo, programmati con precisione per colpire i bersagli nello stesso momento in cui arrivavano i droni. Infine, per ultimi, verranno lanciati i missili balistici, per attaccare i bersagli da traiettorie quasi verticali.
Un semplice numero di attacchi multilivello, che può facilmente sovraccaricare le difese aeree israeliane.
Molti droni andranno perduti, ma il 20% riuscirà a sopravvivere. Passeranno il 50% dei missili da crociera e il 75-80% dei missili balistici.
In ogni caso, sarà molto dura per la difesa congiunta israeliana e americana, sostenuta dai giordani e da alcuni aerei britannici.
In questa confusione sono possibili anche incidenti di fuoco amico.
Gli Stati Uniti hanno promesso la loro piena sicurezza allo stato ebraico, inviando navi da guerra nel Mediterraneo Orientale in una dimostrazione di forza senza precedenti.
Il presidente americano Joe Biden è pronto a rivolgersi alla nazione mentre l’intero gabinetto di guerra israeliano, incluso il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, si rifugia in un bunker per proteggersi dagli attacchi.
La tensione internazionale è palpabile, con il presidente russo Vladimir Putin che avverte gli Stati Uniti di non interferire, minacciando di entrare nella battaglia a sostegno dell’Iran in caso di intervento americano.
E in questo scenario drammatico, al contrario si scandisce  la vita di tutti i giorni nel resto del mondo “civilizzato”, con file ai supermercati, concerti musicali gremiti, partite allo stadio come se niente fosse, preoccupazioni quotidiane per il mancato esame sanitario o il rinvio dell’operazione all’alluce valgo.
Non riesco più a comprendere la separazione tra verità e finzione !!!

Conti a zero !

I conti correnti della Banca Sella e della banca digitale Hype sono bloccati da alcuni giorni.
Molti gli organi informativi che hanno riportato la notizia, e subito si è creato il “caso”, perché si può scherzare con tutto in Italia, ma guai a sfiorare il portafoglio che preme a tutti.
E così ad oggi siamo giunti al quarto giorno di criticità per i circa 2 milioni di correntisti della joint venture tra gruppo Sella e Illimity.
Un guasto che si dice “informatico”, dovuto ad un intervento di manutenzione tecnica effettuata nel weekend scorso e che sta bloccando le operazioni online e l’app e causando blocchi o rallentamenti a prelievi, pagamenti con bancomat, accredito di bonifici e di pagamenti ricevuti sul pos.
“Funzionicchiano” per ora le carte di credito !
E così gli utenti sono sinceramente preoccupati che qualcuno possa aver violato il sistema dei 2 istituti di credito.
Moltissimi, infatti, hanno segnalato di aver visto il proprio saldo “azzerato” nelle rare occasioni in cui sono riusciti ad accedere ai propri conti correnti.
A questi si aggiungono quelli che lamentano l’impossibilità di ricevere lo stipendio o altri bonifici in entrata, di effettuare acquisti in tranquillità con la propria carta di credito, tra il rischio di non avere più fondi o vedere bloccata la spesa al negozio.
E questo è nulla rispetto a quello che potrebbe accadere con il temuto blocco della rete internet -“The dead internet Theory” – profetizzato e quasi minacciato dalle élite mondialiste.
Davvero “Non avai nulla” … ma in questo caso non sarai felice : “ma tanto, tanto incazzato!”, come nel film “Cento Domeniche” in cui Antonio Albanese interpretava un poveraccio sul lastrico, che aveva investito in titoli farlocchi ed ispirato a un fatto reale.
Pensate in brutto giorno di vedere sul cellulare il vostro saldo a zero, quando invece avevate fondi sul conto e ditemi cosa si prova …

Resilienza e neologismi vari.

Il primo a tirarla fuori dal cilindro dell’eloquenza da professorino imberbe, fu Giuseppi, nel corso del biennio pandemico, quando da “capacità di assorbire l’urto senza rompersi” o “capacità di reagire positivamente di fronte ai traumi” è passata ad opporsi a “resistenza” o “divergenza”.
In pratica per “resiliente” da allora intendiamo l’italiota sul balcone, sorridente, pronto a battere le mani per tutto, col tricolore al collo.
Altre perle superinflazionate : “condivisione”, “transizione ecologica”, “effetti collaterali”, “smartworking” ed “eurobond”.
Parole che ancora oggi, molti faticano a comprendere o inserire nel loro parlato quotidiano.
Ma da allora è stato un fioccare di veri e propri neologismi o termini reinventati in quanto a significato, che hanno modificato anche il nostro modo di parlare.
Per altro innovazioni che hanno riguardato tutte le lingue del mondo, ed europee in particolare, che sono entrate nel lessico cinese, tailandese, inglese, turco, tagalog, francese e così via.
Tanto da parlare di “globalismo linguistico”.
Il bacino più ampio a cui ha attinto l’italiano per i suoi neologismi recenti è stato come sempre l’inglese : lockdown, droplet, screening, spillover, contact tracing.
Abbiamo assistito al ritorno in auge di termini come : mascherina, quarantena, pandemia, virus, focolaio e vaccino.
Un’altra categoria rilevante poi, è costituita dalle parole che hanno subito dei cambiamenti di significato o delle lievi modifiche per via della diffusione improvvisa o della necessità d’uso : ad esempio, “tamponato”, che da “tappato o chiuso con un tampone” o “coinvolto in un incidente d’auto”, è passato a significare “colui che ha effettuato un tampone in farmacia”, inoltre “distanziamento”, che da “atto di distanziarsi”, per lo più usato in senso astratto o in psicologia con il significato di “indifferenza riguardo ai propri sintomi”, è passato a significare distanza fisica (“Mantenere il distanziamento!” – si leggeva negli aeroporti, anziché mantenere la distanza); e ancora “esponenziale”, che da funzione matematica, è passato a significare “in drastico aumento”, o “fuori controllo”.
Inoltre una menzione a parte la merita “l’atto del trasmettere”, “o il non arrivare”, che di certo non avevano il significato datogli dalla trasmissione “Amici” di Maria De Filippi.
E per finire le autentiche stramberie utilizzate dai nostri burocrati, per normare e legiferare in quel periodo di psicosi collettiva, come : “congiunti” “affetti stabili”, ma anche eroi, angeli, essere in prima linea e fornire autocertificazione.
Un periodo della nostra esistenza che rimarrà nella Storia delle scemenze, delle stranezze e delle minchionerie.
Ma che qualcuno ha battezzato forse per sempre … #nuovanormalità, decretandone pertanto la messa in pianta stabile nell’italiano dei nostri discendenti.

La Città è meglio ?

È stato l’oggetto di una conversazione del pomeriggio con un vecchio amico.
Entrambi seduti, con mia moglie, al sole di un chiosco bar in quel di Pescasseroli, affacendati in un bel happy hour all’aperto, ad assaggiare il maggior numero di stuzzichini possibili.
“Vivere in città è meglio ?
Siamo proprio sicuri ?”.
Noi megalopolicittadini e lui per metà vita residente in un paesino montano dell’Abruzzo.
E ci ha fatto alcuni esempi che ci hanno fatto riflettere.
“Volevamo un aperitivo, 20 metri a piedi, ci siamo seduti e abbiamo ordinato alla ragazza del chiosco, sorridente e gentile”.
Spostiamo adesso questa situazione a Roma, magari al quartiere Prati.
Traffico interminabile per arrivare e ansia (di ritardare), venti minuti per trovare parcheggio e ansia. Cellulare per avvertire del ritardo e ansia. Dieci minuti per spicciare, fare il ticket e altra ansia. Attesa per liberare il tavolo e ulteriore ansia. Barista scoglionata, sgarbata e triste e ansia finale di non disturbarla troppo o fare richieste inopportune.
Risultato tantissima ansia ed esperienza tragicamente tramontata o comunque danneggiata da troppe fobie.
“Ma in città abbiamo teatri e divertimenti ! Qui non c’è nulla.”
Quindi il suo quesito scontato.
“Da quando non andate a teatro o a divertirvi in qualche locale ?”
In effetti ormai con la vita che ci stanno facendo vivere, Milano o Roma potrebbero benissimo essere Roccacannuccia o Ficulle.
Poi sono passate quattro o cinque ragazzine in bicicletta sulla via principale con le auto dietro, disciplinate e tranquille.
A Roma sulla Via Tuscolana strozzata dalla ciclabile, le avrebbero investite dalle madonne.
Luciano De Crescenzo diceva che non si dovrebbero studiare metodi e farmaci per “allungare” la vita, quanto dare il Nobel per la medicina a chi riuscisse ad “allargare” la nostra esistenza.
Il tempo, di cui parlò anche nel film “32 dicembre“, definendolo bidimensionale, è tale perché lo si può vivere in lunghezza o in larghezza.
Diceva che vivendolo in lunghezza, in modo monotono, l’età anagrafica finisce per corrispondere proprio agli anni trascorsi in vita in una retta dritta e facilmente misurabile.
Mentre vivendolo in larghezza, non come una linea retta, ma come un continuo sali-scendi, una linea spezzata con angoli vivi e con sentimenti, hobby, passioni, vittorie e sconfitte, anche un sessantenne può avere solo 30 anni.
Il problema, spiegava, è che gli uomini anziché studiare come allargare la vita, studiano come allungarla!
Riteneva che il tempo è soltanto una convenzione che “serve solo a sapere che ora è”.
E affermava che quando una persona di una certa età sembra molto più giovane, non è una semplice impressione, è la verità !
Considerato tutto questo, è stato facile rispondere alla domanda iniziale.
Vivere in un piccolo borgo è un metodo straordinario per allargare la propria vita.
E io l’ho capito.
Magari un pò in ritardo … ma l’età è solo un’altra convenzione.

Un mondo a parte.

Ieri pomeriggio, io e Fabiola, abbiamo liberato le nostre anime dalla cappa grigia di questo periodo.
Ed è bastato la visione di un film al cinema Politeama di Frascati : “Un mondo a parte”, con il duo Antonio Albanese e Virginia Raffaele oltre ad interpreti debuttanti locali.
Mia moglie si è librata, con la sua grande passione/missione della vita : l’insegnamento ; ed io con lo spirito e il piacere della montagna che mi ribolle dentro.
Sono stati sufficienti pochi minuti di visione, per calarci nella realtà difficile e impervia di due paesini abruzzesi che conosciamo a menadito : Opi (ribattezzata per l’occasione “Rupe”) e Pescasseroli, dove possediamo una casetta in centro paese da un paio d’anni.
Un film bellissimo e molto commovente per chi ama quei posti.
Un senso di impotenza alla morte, ad emigrare, a lasciare quei posti meravigliosi, che spaventa !
Non a caso la battuta più ripetuta di tutto il film è : “Qui la rassegnazione si mangia a morsi, come la scamorza”. Questa frase, scandita da adulti e bambini a più riprese nel film fresco di uscita nelle sale, riflette con efficacia il presente di molti paesi di montagna, erosi dallo spopolamento e graffiati dall’abbandono.
Mia moglie ha ripercorso sulla sua pelle e con la sua sensibilità, i suoi primi anni di insegnamento dalle suore, ai bambini delle elementari.
Con le loro paure, le loro aspettative, i loro sogni, così distanti dai nostri.
Ed io mi sono calato nel freddo dei boschi mattutini, nella bellezza dei cervi e dei lupi abruzzesi, nelle litanie e nelle tradizioni religiose dei nostri bellissimi borghi del Centro Italia.
C’è ne era per tutti i gusti.
La pace, la meditazione, ma anche il pericolo invernale con il gelo e la neve, che divide in due l’anno e il risveglio, la gioia e la vita dei prati colorati primaverili ed estivi.
Un popolo duro, chiuso, tignoso e orgoglioso come un tempo eravamo tutti.
Altra frase che ho trovato molto azzeccata e che mi ha permesso di calare il film in questo momento particolare che stiamo vivendo è stata : “Abituarsi alla tristezza è la cosa più brutta che un essere umano possa fare!”.
E invece è proprio quello che stanno cercando di imporre a tutti.
Far diventare #nuovanormalità, il fatidico cortocircuito : meno abitanti, meno servizi, più rassegnazione. Rassegnazione ad abbandonare per sempre il proprio territorio alla ricerca di un “altrove” capace di garantire un futuro svincolato dalla precarietà.
Dove “deve” essere accettato passivamente l’abbandono di paesi come “Sperone” che terrorizza tutti nel film di Riccardo Milani, lasciato dalla sua comunità al momento della chiusura della scuola e di tutti i negozi del borgo.
Dobbiamo tutti entrare nelle megalopoli, più soli, più tristi e più schiavi e controllati.
Ed è logica conseguenza che poi nel finale, anche il maestro Michele Cortese (Antonio Albanese) innamorato del paese, dei suoi bambini e della vicepreside Agnese (Virginia Raffaele) preferisce restare in quel mondo a parte, come farebbe ognuno di noi.
Spaventati da questo girare nella ruota delle città, che ci priva come i criceti, della possibilità di riflettere, della malinconia di ricordare e della bellezza di vivere con la “V” maiuscola.