Anche il maestro siciliano non c’è più. Questo periodo di lockdown allunga la sua lista di personaggi illustri, volati via da questo mondo.
Franco Battiato, nato nel marzo del 1945, a Ionia, vicino Catania, è stato uno dei massimi autori e musicisti italiani.
Debuttò con Francesco Guccini, grazie a Giorgio Gaber e Caterina Caselli, negli anni sessanta e da allora ha prodotto trenta album, molto diversi, uno dall’altro, e sicuramente mai alla ricerca del facile successo di vendita, che comunque ebbe, specie negli anni ’80, risultando più volte in cima alle classiche discografiche.
Ancora ricordo i brividi e le emozioni che provai, quando ancora liceale, proprio nel 1981, misi sul mio giradischi Technics, puntina Shure, il suo 33 giri in vinile “La Voce del Padrone”.
7 tracce, una più bella dell’altra.
Pubblicarono tutti i singoli, ma il senso di assoluta libertà che mi donò (e ancora mi regala), il brano “Gli Uccelli”, che reputo una vera poesia esistenziale, è indescrivibile.
Un artista a tutto tondo, che ha fatto musica per 54 anni, dal primo brano presentato da autore al Festival di Sanremo nel 1965, fino a due anni fa, quando per una malattia neurologica progressiva (chi dice Alzheimer, anche se la famiglia ha sempre smentito), annunciò il suo ritiro dai palchi e dagli studi di registrazione.
Ha provato ogni stile musicale, dal pop al classico, dallo sperimentale al progressivo, dal rock al folkloristico, imparando strumenti, studiando nuove lingue, (tra cui l’arabo), approfondendo temi filosofici e coltivando amicizie personali con pensatori e filosofi, scrittori e poeti, altri musicisti e artisti del suo tempo e della sua Sicilia, tra cui Giusto Pio, Lucio Dalla e tutti i cantautori romani.
È stato perfino un pittore apprezzato con oltre 80 dipinti, olio su tela, esposti in mostre e gallerie d’arte europee.
Una personalità poliedrica nel mondo dell’espressione e della creatività umana.
L’ultimo album del 2019 “Torneremo ancora”, a distanza di 47 anni dal suo primo LP “Fetus (Bla, Bla)” del 1972, rappresenta il suo vero testamento artistico, con passaggi per molti versi premonitori :
“La vita non finisce / È come il sogno / La nascita è come il risveglio / Finché non saremo liberi / Torneremo ancora / Ancora e ancora”.
Spero davvero di poter incontrare nuovamente Francesco, in un suo prossimo ritorno, per stringergli la mano e ringraziarlo per questa vita e tutte le sue splendide poesie musicali.
Un “essere speciale” come scrisse e cantò, nel 1996, nella sua stupenda “La cura”.
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Il Sanremo fantasma

La Liguria in giallo. Ma il rigido protocollo per gli artisti e gli operatori dell’Ariston continua come si fosse ancora in fascia arancione. I croupier del casinò sono in cassa integrazione da mesi. I ristoranti sono chiusi. Nel giorno inaugurale del 71° Festival della canzone italiana, col fantasma del contagio dietro l’angolo, si vive in una città vuota. Il teatro è un autentico fortino e in piazza Borea d’Olmo, esattamente nel punto da dove si srotolava il tappeto rosso fino all’ingresso dell’Ariston, adesso ci sono tre tende bianche: è lì che fanno i tamponi per quelli del Festival. Altre tre tende le hanno appena tirate su tra il Casinò e il convento dei cappuccini. Applausi registrati e mascherine sanitarie in bella vista, per le riprese in Eurovisione. Il festival è un appuntamento immancabile ma svolgerlo in queste condizioni, forse, era meglio alzare bandiera bianca. Il duo Amadeus e Fiorello che nella scorsa edizione spopolarono con ascolti record, questa volta si dovranno veramente superare visti i forfait dell’ultimo minuto di star internazionali e il clima da cimitero che troveranno tra i cantanti. Ma anche e soprattutto perché di fronte ai conduttori e agli artisti sul palco non ci saranno spettatori in sala. “In questi giorni qualcuno c’è sempre stato qualcuno seduto in quelle poltroncine. Non sono in grado di dire cosa proverò, non ho mai fatto uno spettacolo con una platea vuota. Il nostro pubblico sarà l’orchestra di 60 elementi. Ci avvolge, ce l’abbiamo di fronte, avremo qualcuno da guardare. Il nostro obiettivo è l’evento televisivo, sappiamo che avremo milioni di persone che ci seguono in un momento storico. Giocheremo, ci divertiremo, ma certo la responsabilità è maggiore”, racconta Amadeus a Repubblica a poche ore dal fischio di inizio. Ed anche questa bella tradizione, che mi ha accompagnato nella crescita da bambino, a liceale, a uomo, con le melodie che cantavo a squarciagola nelle belle giornate delle passate primavere, cambia e non sarà più come prima.
Ma ci raccontano che è meglio …