Chiudiamo tutti … eppoi ?

È la domanda che mi sono sempre fatto, fin da bambino, quando i miei genitori tornavano dal mercato stanchi, sfiniti specie il sabato, quando si faceva giornata doppia.
E io li volevo a casa con me.
“Ok. Piantiamo baracca e burattini.
Ma domani cosa facciamo ?” diceva la mia povera mamma.
Alfredo Panzini, scrittore, docente e critico letterario, testimoniava un’estensione di significato della locuzione più ristretta di quella attuale : “Lasciar che tutto vada in malora, abbandonare all’incuria, o per malanimo o per dispetto !!!”.
Oggi moltissimi stanno abbandonando tutto alla negligenza e alla trascuratezza, specie nei piccoli centri, sempre più vuoti e deserti, perché abbassano saracinesche per sempre o perché stanno provando a sospendere attività decennali, non sapendo più come procedere.
Si preferisce chiudere, che soffrire di un malanimo che ti toglie la vita.
Ed un pensiero necessariamente va ai miei tanti amici Ambulanti, quando dopo le levatacce al gelo e mattine senza clienti, tornano sempre più spesso a casa con le mani vuote, ma con le tante spese (benzina, mangiare, posteggio etc.), comunque da sostenere.
Ieri da Mario Giordano a “Fuori dal Coro”, sfogatoio settimanale degli sfigati, una decina di nuovi disoccupati che avevano chiuso il loro esercizio.
Molti dei quali al Sud o nelle isole.
Ma ora a quella gente, compresi i tanti collaboratori che gravitavano in quelle attività, chi ci pensa ?
Come possono chiudere tutto e sperare di migliorare la loro posizione, magari ripartendo da zero ad età avanzate, con figli ancora a carico, con mutui e affitti da pagare ?
Perché non tutti sono ricchi possidenti, non tutti hanno fatto la formica in vita e non tutti sono riusciti a preservare le loro fonti di reddito in questi ultimi anni.
“Ok chiudiamo … eppoi ?”
Daremo bonus e redditi di sussistenza a tutti ?
Oppure, visto che il tanto decantato Welfare Occidentale è morto e sepolto, e ce ne stanno presentando il conto, con porzioni di popolazione sempre più abbandonata a sé stessa, continuiamo a fregarcene tutti, sperando che a noi tocchi il più tardi possibile ?
Capisco chi si fa sopraffare, chi molla per dispetto, e chi a forza di ridurre le fette di torta ora sta alle briciole, ma così non c’è Governo o Riforma che tenga !!!
Così c’è solo il Caos e la rivoluzione … o hanno pure già previsto la repressione ???

La macabra storia delle sorelle Sutherland.

Erano 7 sorelle, originarie del Vermont, che cantavano con voci suadenti, figlie del vagabondo Fletcher e di sua moglie Mary, appassionata di lirica e bel canto.
Si chiamavano Sarah, Victoria, Isabella, Grace, Naomi, Dora e Mary. Cresciute nella povertà più assoluta, a Cambria (NY), le sorelle oltre a cavarsela molto bene nel canto, avevano come caratteristica i loro lunghissimi capelli neri.
Tempi nei quali, ad inizio ‘900, nell’America contadina del Nord, una folta chioma, era sinonimo di salute, benessere e bellezza.
Il padre, rimasto vedovo molto presto, sfruttò tale dote, facendole assumere dal circo Barnum & Bailey, il “palcoscenico dei fenomeni”, dove nel 1882 si esibirono vestite di bianco, accompagnate da un solo pianoforte e dove, meraviglia delle meraviglie, voltate di spalle al pubblico nel finale dell’esibizione, slegavano le loro lunghissime chiome scure, fino alla fossa dell’orchestra. Oltre 20 metri di chiome bellissime.
Nel 1885, Naomi sposò Henry Bailey, il nipote del coproprietario del circo, che rese quelle capigliature un business milionario. Iniziò alla fine di ogni spettacolo, infatti, a pubblicizzare una lozione per capelli, la cui ricetta era stata inventata dalla defunta madre delle sorelle e veniva venduta a 50 centesimi a bottiglia.
La lozione “The Seven Sutherland Sisters’ Hair Grower”, brevettata nel 1890, si rivelò da subito un clamoroso successo e nel giro di quattro anni furono vendute due milioni e mezzo di bottigliette, per un fatturato di oltre tre milioni di dollari.
Le sorelle Sutherland si ritrovarono così di colpo, ricche sfondate, e tornarono ad abitare nella propria cittadina natale, dove costruirono un’enorme villa in stile vittoriano, proprio dove si trovava un tempo la povera baracca del padre.
Ma questo periodo di spensieratezza non era destinato a durare, perché una serie di sfortune e tragedie, attendevano le sorelle Sutherland.
Per prima morì Naomi, la sposa del comproprietario del circo, a soli 32 anni, che venne sepolta in giardino senza neanche una lapide (e che forse maledisse la vita delle sorelle superstiti), poi svanì il miracolo economico, perché si affermò il taglio “a caschetto” e le lozioni iniziarono a restare invendute nei magazzini, poi in rapida successione ci furono, matrimoni per non restare sole con uomini più giovani ed improbabili, morte di altre quattro sorelle per disgrazia o malattia, ed infine terminò ogni attività nel 1936, quando la loro splendida villa bruciò completamente.
Le ultime due sorelle rimaste, terminarono le loro tribolazioni su questa terra, in modo ancor più drammatico : Mary finì i suoi anni in un manicomio, mentre Grace morì all’età di 92 anni, nel 1946, povera in canna e il suo corpo venne sepolto in una tomba senza nome.
È proprio il caso di dire : “dalle stelle alle stalle!!!”.
Un insegnamento severo a non confidare per sempre nella propria buona stella o nel procedere tranquillo della propria vecchiaia.
Iperboli molto comuni a tanti poveri Cristi su questo pianeta, che si diverte ad innalzare e ad affossare le esistenze di tutti, in pochissimi anni, in un gioco diabolico e perverso : il gioco della vita.

Spianati !

“L’attività economica rallenterà e per l’Italia la revisione rispetto alle ultime stime della commissione europea (4,1%) potrebbe essere rilevante, l’inflazione continuerà a salire”.
Lo ha detto il ministro dell’Economia Daniele Franco.
Sono riusciti in pochissimo tempo, a desertificare il tessuto produttivo italiano e ad impoverire 60 milioni di poveri Cristi.
Un blog che seguo di una imprenditrice, credo del Nord, che alterna post interessanti e squarci di quotidianità, mostra con assoluta fedeltà le paure, le depressioni e i dubbi di non farcela più, che lei, come tutte le piccole imprese italiane, stanno vivendo da metà dello scorso anno, quando molti “espertoni” e professori della Bocconi, sentenziarono che il peggio era già  passato e il buio era alle spalle.
Questa notte (sic !) intorno alle 4, invece di dormire, Diana scriveva la trafila che stanno facendo tutti, definendola “La personale nuvola di Fantozzi” :
“Vado in banca, mi confermano che esiste un aiuto statale alle aziende.
– attivo tutto per avere l’aiuto, mi ventilano una cifra, che avrebbe risolto i problemi, poi si rimangiano tutto e non mi danno più niente.
– cambio banca, mi promettono una cifra molto meno utile, ma comunque sempre meglio di niente. – mi attivo, cambio banca, e la cifra viene ancora ridotta, praticamente nemmeno utile per darmi ossigeno.
– faccio un piano di rientro con un’azienda. Mi ritrovo che da una parte accettano un piano di 18 rate, dall’altra mi hanno messo degli interessi assurdi, e vorrebbero nientemeno che delle cambiali.
– cambio fornitori per avere più giro di merce, si bloccano le vendite a causa dei prezzi e viene a mancare la metà della merce che tratto.
– nel frattempo sto accantonando tutti i versamenti erariali, come tasse, imposte e contributi, sperando di poter pagare quando andrà meglio.
– chiedo aiuto al commercialista, il quale si rende, a parole, disponibile e poi scompare e per avere delle risposte coerenti mi ritrovo a rincorrerlo o peggio a doverlo quasi minacciare.”
Questo per le imprese, l’offerta, ma l’intervento sul mercato è stato completo … con un’azione profonda pure sulla domanda.
Io che mi considero un cliente tipo, non esco quasi più.
Mi faccio perfino la pizza in casa, la spesa per uscire il meno possibile e aggiusto tutto il necessario.
Ho la scatoletta del rammendo domestico …. e la cassetta dei ferri pronta (che prima giaceva impolverata in cantina).
Ci hanno disabituato ad uscire, a parlare, impigrendoci a comprare solo da casa, col cellulare, e da chi dicono loro.
E così piano piano, si spiana il bar e l’ortofrutta sotto casa, chiude la pizzeria all’angolo e il macellaio, fallisce la ferramenta e perfino il meccanico di famiglia.
L’Oxford Dictionary definisce lo “spianamento” come : ” la riduzione di una superficie irregolare e disuguale a piana e regolare.”.
Ecco il Grande Reset che stanno facendo, sta di fatto rendendo la nostra società ed economia, piana e regolare.
Secondo schemi e progetti studiati per decenni.
Improntata a stipendi da fame, zero tutele, zero arricchimento in caso di lavoro autonomo, e precarietà ad ogni livello.
Oggi c’è … domani non è detto !!!
Anche il famoso piatto di minestra.