La fine dei valori Occidentali

Mani sui diritti fondamentali della persona (libertà di spostamento e diritto di autodeterminazione), obbligo di farmaci lasciapassare, credito sociale e controllo esasperato di ognuno, sequestro di capitali e beni a cittadini dissidenti (soltanto Russi per il momento), mancato rispetto dei trattati internazionali, rovesciamento di governi stranieri eletti dal loro popolo, fomento di guerre in altri Paesi.
Non c’è dubbio.
L’Occidente sta distruggendo tutti i suoi valori fondativi !!!
Come non esiste più alcuna differenza tra destra e sinistra, così assistiamo alla completa omologazione tra Occidente e Oriente del mondo.
Tra regimi dispotici e governi “pseudo democratici”.
Non avremo più un Occidente faro e guida di progresso e libertà per il mondo intero, ma un coacervo di povertà e precarietà, che dall’ex terzo e quarto mondo, è già di fatto approdato nelle nostre vite di europei e nord americani.
La speranza, che era una autentica certezza che avevamo da bambini, quella cioè di gridare : “Arrivano i nostri!!!”, si è trasformata in angoscia di sapere con chi (o con cosa) avremo a che fare nell’immediato futuro.
A questo punto diventa legittimo anche dubitare della realtà storica e dell’intera narrazione della nostra infanzia, in cui ci inculcavano i miti americani di Davy Crockett o del Capitano Custer, lo sbarco sulla Luna, le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, le torri gemelle o le primavere arabe nei paesi del nord Africa o del medio Oriente.
Nel film : “The Father, nulla è come sembra”, Anthony Hopkins, affetto da demenza senile, dimentica costantemente gli eventi importanti della sua vita e dove sono riposte le sue cose, confonde tutto, e piange di tanto in tanto, perché “sta perdendo tutte le sue foglie”.
Ecco noi Occidentali, grazie a scriteriati personaggi guida che abbiano preso a riferimento ormai da decenni, e che forse soffrono anche loro di qualche tipo di demenza, stiamo perdendo le nostre radici, le nostre tradizioni, i nostri principi vitali e la nostra stessa storia.
Il colmo è vedere che i valori fondanti che hanno contrassegnato il nostro recente passato, vengono ora enfatizzati da blocchi nazionali a noi contrapposti.
Vediamo e rimpiangiamo dalla finestra, quello che solo pochi anni fa, avevamo nel salotto di casa !!!

La banca sbanca.

L’ apertura della borsa americana è fissata alle ore 9:30 (EST) quando in Italia sono le 15:30 (CET).
La chiusura alle ore 16:00 (EST) quando in Italia sono le 22:00.
Oggi in questo lasso di tempo, che mentre scrivo non è ancora terminato, c’è stato un dump (o “scarico”) talmente marcato sulle azioni di varie piccole banche, da aver costretto le autorità a bloccare il trading per eccessiva volatilità :
Western Alliance Bancorp – 75%
First Republic Bank – 66%
Customers Bancorp – 54%
PacWest Bancorp – 46%
Zions Bancorp – 44%
Bank of Hawaii – 42%
Comerica – 39%
East West Bancorp – 32%.
Nonostante le reiterate rassicurazioni della Segretaria al Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, il pre-market sulle piazze finanziarie americane è stato ugualmente allucinante, con cali dal 30 al 70% in un solo giorno.
In Svizzera si registra ancora un calo del 10% dell’ormai esangue Credit Suisse.
E anche in Italia abbiamo assistito a perdite molto sensibili nel comparto bancario, con una media intorno al 5%.
Biden è pronto stasera a tranquillizzare i mercati mondiali in un discorso alla nazione, con la promessa di stampare ulteriori “pezzi di carta verde” chiamati dollari, che probabilmente affosseranno ancora, e di più, tutti i comparti : industriali, finanziari e commerciali dell’Occidente.
Ma il sarcasmo degli statunitensi sul loro “condottiero economico”, la dice lunga sul terrore che in realtà stanno vivendo.
Siamo sull’orlo del vero Great Reset.
Quello che probabilmente da noi in Europa, metterà le mani sui soldi dei cittadini, con un domino impazzito di banche, che saranno costrette a chiudere i loro sportelli ai prelevamenti in contanti.
Proprio pochi minuti fa il 45° Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha commentato questa situazione drammatica con una previsione che probabilmente passerà alla storia :
“In base a ciò che sta accadendo con la nostra economia, possiamo dire che Joe Biden è un moderno Herbert Hoover. E stiamo aspettando la Grande Depressione, che sarà molto peggiore di quella del 1929. Ci sono i presupposti: diverse banche sono già fallite in poco tempo”.
Infatti oltre alla banca a sostegno del settore high-tech, la Silicon Valley, in bancarotta dal 10 marzo scorso, altre due banche hanno dichiarato fallimento (al momento).
La loro capitalizzazione totale è stimata in mezzo trilione di dollari USA.
Se potessi in questo momento, farei come mio nonno, che quei pochi soldi che aveva, li metteva nella fodera del materasso e si sincerava di aver chiuso bene la porta di casa !!!

SBM, dalle stelle … alle stalle!


Si chiama Sam Bankman-Fried, ed è stato il fondatore di FTX, un’azienda per lo scambio di criptovalute, costituita ad Antigua e Barbuda e con sede alle Bahamas, fondata nel 2019, che tre anni dopo, a febbraio 2022, contava oltre un milione di utenti.
FTX gestiva anche FTX.Us, un Exchange disponibile per i residenti negli Stati Uniti.
Il crack di novembre scorso di tutto il gruppo, ha creato il panico, con miliardi di dollari svaniti dalla sera alla mattina, con ribassi di oltre il 70% e lui, un ragazzone di trenta anni, con la faccia rassicurante da bravo guaglione, ha cercato prima di negare e smentire truffe, appropriazioni e furti, eppoi è fuggito da New York, ma la procura statunitense lo ha inchiodato con un mandato internazionale e pur residente alla Bahamas, in meno di una mezza giornata, si è trovato recluso nel carcere di massima sicurezza di Fox Hill a Nassau.
Dalle stelle, un superattico al decimo piano condiviso con decine di amici e vita superlussuosa, alle stalle del carcere caraibico, dove non è garantito né il pasto regolare, né le condizioni minime di igiene e sanità.
Dovete sapere infatti che il patrimonio netto di Bankman-Fried, detto SBM, nel massimo splendore della sua holding, ha raggiunto il picco di 26 miliardi di dollari, ed era uno dei più generosi filantropi dei democratici americani.
Nell’ottobre 2022 aveva ancora un patrimonio netto stimato di 10,5 miliardi di dollari; tuttavia soltanto l’8 novembre 2022, durante la crisi di solvibilità di FTX, si stima che il suo patrimonio netto sia sceso del 94% in un solo giorno a 991,5 milioni di dollari, secondo il Bloomberg Billionaires Index, il più grande calo di un giorno nella storia dell’indice. E ancora l’11 novembre 2022, sempre la società di indici finanziari, considerava Bankman-Fried, praticamente privo di ricchezza materiale.
Abbandonato subito da tutti al suo destino di criminale sfigato.
Quindi nonostante alcuni primi rifiuti alla libertà su cauzione, con regolare estradizione non opposta dall’imputato (e vorrei vedere il contrario) è stato trasferito nel carcere di New York e ieri pomeriggio è stato rilasciato su cauzione … per 250 milioni di dollari, in un accordo progettato dai pubblici ministeri federali e gli avvocati difensori di Bankman-Fried.
Il giudice Gabriel Gorenstein, ha affermato che Bankman-Fried avrebbe richiesto una supervisione “stretta”ed una vigilanza continua dopo il suo rilascio nella casa dei suoi genitori in California, due insegnanti universitari, che avrebbero ipotecato la loro residenza, per soddisfare parzialmente le condizioni della cauzione, che è la seconda più alta di sempre nella storia mondiale.
Bankman-Fried ora è in custodia a papà e mamma, col braccialetto elettronico e a gennaio (se ancora vivente, viste le sue più che giustificate preoccupazioni), inizierà il calvario processuale che forse non lo vedrà mai più a piede libero.
Una storia allucinante ma indicativa ed esemplare sui tempi che stiamo vivendo, dove non ci sono più certezze di alcun tipo, dove ci si addormenta miliardari e ci si risveglia in carcere e dove chi tira i fili è sempre più crudele e senza alcuna pietà verso i suoi collaboratori e sottoposti.

Il trattato di Parigi del 1947

Se qualcuno dovesse domandarvi da quando l’Italia non conta più nulla dal punto di vista internazionale, dovreste probabilmente rispondere dal 1947, quando la nostra delegazione, capitanata dall’ufficiale e diplomatico italiano, Antonio Meli Lupi di Soragna, firmó con l’impronta del suo anello, con lo stemma gentilizio, perché non avevano con loro il sigillo della Repubblica, il Trattato di Pace fra l’Italia e le potenze alleate, alle ore 11,15 del 10 febbraio, nella Sala dell’Orologio del Quai d’Orsay.
In tale occasione le 4 potenze alleate vincitrici del conflitto bellico (Usa, URSS, Francia e Inghilterra) inflissero ai poveri italiani, una autentica umiliazione in quanto a trasferimenti territoriali e riparazioni di guerra. Fummo infatti coloro a cui furono tolte tutte le colonie e i territori in concessione dopo la vittoriosa prima Guerra mondiale, e quelli a pagare in dollari di allora, il danno di guerra più ingente di tutti, oltre 360 milioni, l’equivalente di 5 manovre correttive.
Pensate che il Presidente di quel tempo, il napoletano Enrico De Nicola, che non condivideva il testo, rifiutó a più riprese di apporvi la sua firma, e si racconta che in un accesso d’ira, rosso in faccia, buttò all’aria tutti i documenti dalla sua scrivania.
Difatti in quell’occasione ob torto collo, dovemmo accettare tutto e diventare il fanalino di coda della politica internazionale europea.
Senza uno scatto di orgoglio, senza alcuna alzata di petto, privi della minima capacità negoziale.
Divenimmo gli “Yesmen” del continente, come per altro facciamo anche oggi a Bruxelles, memori delle antiche gesta e in linea con il leccaculismo storico.
In poco più di in biennio, dalla fine della guerra alla firma di Parigi, riuscimmo a trasformarci da Roma Caput Mundi, ad Italietta “Rigatoni e mandolino”.
Grazie sempre ai nostri direttori d’orchestra, i nostri politici d’adozione, coloro che sempre in quegli anni, passarono dalla camicia nera, al colletto bianco con cravatta scura, senza colpo ferire, senza che nessuno ricordasse loro, le varie genuflessioni fatte al potere dittatoriale.
Forse perché ormai erano abituati a cambiare casacca.

Le Tiny House

Stiamo trattando oggi delle Micro case, quelle abitazioni prefabbricate di pochissimi metri quadri, progettate con l’obiettivo di utilizzare al massimo tutti gli spazi interni disponibili.
Rispuntano fuori dopo decenni, grazie ad un movimento architettonico e sociale, oggi molto sviluppato negli Stati Uniti, progredito negli ultimi anni, grazie ai costi ridotti di realizzazione, disegni molto ingegnosi e spirito avventuriero di alcuni radical chic, che abbandonate le comodità delle loro megaville statunitensi, si trasferiscono armi, figli e bagagli, in queste scatolette tecnologiche, con pochissimo spazio vitale.
Questo movimento, alquanto particolare, in realtà nacque in Giappone negli anni ’90, con il nome di “kyosho jutoku”, che tradotto significa letteralmente “micro house”.
A quei tempi, nel Sol Levante i prezzi delle case in centro erano altissimi e il paese si trovava in una forte recessione economica.
Proprio per questi motivi, moltissimi giovani iniziarono ad accalcarsi in spazi sempre più piccoli, addirittura nelle case per bambole di soli 10 mq,
super economiche : solo 70 centesimi al mese, esclusi i servizi, fornite da IKEA, noto produttore svedese di arredamento, superaccessoriate in quartieri molto lussosi di Tokio.
Negli Stati Uniti al contrario, l’origine di questo movimento, ha come obiettivi principali quelli di semplificare le pulizie, diminuire i costi di manutenzione e ridurre lo stress di vivere in case enormi, si deve al disegnatore Jay Schafer, che nel 1997, avvertì il bisogno di semplificare la sua vita, e creò una mini house dove c’era lo spazio solo per il suo vestiario, i mobili indispensabili, gli arnesi essenziali della cucina, del bagno e pochissimi elettrodomestici.
Quello a cui mirava Jay Schafer, era di non dedicare troppo tempo alle pulizie dell’abitazione, alle altre faccende domestiche e a non dover ordinare e mettere a posto oggetti superflui.
Oltre naturalmente a risparmiare sui costi fissi dell’abitare .
Questa nuova tendenza è inarrestabile, una filosofia di vita dove si è creato un nuovo concetto di vita migliore: vivere con meno spese di mutuo, in una micro home, ben disegnata, usando meno l’impianto di climatizzazione, gli elettrodomestici, meno spese di ristrutturazione, etc, etc, il tutto in un luogo naturale, magari in un parco, un bosco, vicino una spiaggia o un fiume.
La costruzione di queste small houses, infatti, permette ai proprietari non solo di vivere una vita più semplice, bensì ridurre anche di molto le spese energetiche della casa.
In altri tempi, quando si comprava una casa, si sceglieva sempre quella più grande, magari per avere più spazio per cose e persone, tutto questo portava a vivere una vita con più stress proprio per la cura, la pulizia e gli alti costi fissi che necessitava la casa grande.
La vita una volta inoltre, era molto distinta: il marito stava fuori casa gran parte della giornata per il lavoro, mentre, la moglie rimaneva in casa con un buon numero di figli da tirare su.
Oggi, invece, i tempi sono cambiati e tutto questo non ha più senso; entrambi i genitori lavorano, i bambini passano gran parte della giornata in asili nido e scuole e, nei fine settimana, la maggior parte delle volte, si va in giro a godere dei giorni di riposo.
Se si dispone di una proprietà dove poter installare una mini casa prefabbricata, con un prezzo più accessibile di quello che invece risulterebbe costruire una casa, si può disporre con una tiny home di una casa in piena regola.
Ed è quello che propongono in una trasmissione su Cielo TV, canale 26 del digitale terrestre da lunedì 4 gennaio 2016 alle 17.15, dove John Weisbarth, esperto di soluzioni abitative per spazi davvero minimal, mostra le ultime idee di design e di arredo, per rendere davvero unica e accogliente anche una casa di soli 15 mq.
Ieri pomeriggio era la volta di una famiglia composta da mamma, papà e tre figli che, dalla loro megavilla di 450 mq in Florida, si “schiattava” (è proprio il caso di dirlo) in una semi roulotte di 33 mq, posizionata nel loro vialetto di casa.
Oltre al casino quotidiano di abiti, pigiami e lenzuoli ovunque, c’era il problema dell’unico bagnetto, dello scarico periodico delle urine familiari e non solo, dello spazio vitale insufficiente per pranzare, studiare o avere un minimo di riservatezza personale, della pressoché mancanza totale degli elettrodomestici, anche quelli ormai quotidiani ed essenziali.
Ed ho fatto questa semplice riflessione; ci hanno fatto prima allargare e godere in case comode, spaziose e luminose, che probabilmente non potremo più mantenere e permetterci (sempre per colpa LORO) ed ora coi soliti messaggi subliminali, vogliono convincerci che è più chic e più alla moda, rinchiuderci in gabbiette per criceti.
Ci stiamo “asiaticizzando”, prendendo di quei paesi lontani, solo il peggio possibile : l’assoluta mancanza di libertà, il concetto di proprietà privata sottomesso a tutto, la vita o meglio la sopravvivenza, dedicata solo al lavoro e pochissimo altro.
Beh voi comprate pure le micro case, dotate di tutti gli accorgimenti architettonici e di design … che io mi tengo la mia vecchia e fuori moda “Big House” … altro che caxxxx !

No agli accaparratori seriali!

Dalla pandemia, alla guerra, passando per il caro carburanti, l’aumento dei prezzi alimentari ed i paventati blocchi degli autotrasportatori, stanno causando situazioni difficili e delicate, che tengono tutti con il fiato sospeso.
Confesso che anch’io, sono ben due volte, che stipo lo sgabuzzino sotto le scale, eppoi mi devo smaltire roba scaduta da mesi.
Ma la paura di non avere cibo a sufficienza sulla tavola, è un terrore atavico, che sopravvive nel nostro DNA, tramandato da generazioni che con la guerra ci hanno convissuto per decenni.
Non a caso in tutti i supermercati del mondo, come si profila un qualche problema alimentare, si scatena l’inferno, con prese di assalto agli scaffali, espropri forzati, vere e proprie rapine.
Nei mesi pandemici, ci sono state addirittura violenze a donne col carrello pieno nei parcheggi.
Ma gli appelli e gli allarmi, si stanno moltiplicando sempre di più e la gente inizia a diffidare, perché poi, nei giorni a seguire, trova sempre la merce al suo posto.
È così, si rischia di fare un guaio ancora più grosso.
Perché chi dà sempre falsi allarmi, non è più creduto, neanche quando dice la verità, e la famosa favoletta di Esopo, “Al lupo! Al lupo!” ci fa capire che probabilmente quando davvero ci troveremo con gli scaffali vuoti, nessuno avrà fatto le scorte necessarie e tutti gli accaparratori seriali, me compreso, resteranno a becco asciutto.
E poi la corsa a certi prodotti – tipo alcol, cloro, disinfettanti vari, ma anche zucchero, pasta, farina e da ultimo olio di semi, etc. – che dopo mesi e mesi, ancora non sono stati consumati, genera spreco e soldi buttati, oltre a innescare spinte inflattive che determinano aumenti di prezzi non giustificati.
Infatti chi fa l’accaparramento alimentare, sappia che è la maniera più maldestra, ma soprattutto cinica, per mettere alla fame chi non può permetterselo.
E’ il tradimento assoluto della fede cristiana.
Non dovremmo più farlo, e anch’io mi prometto di non farmi più  coinvolgere in questo buio della ragione.
La pancia piena è il sintomo ineluttabile che la coscienza è vuota.
Gli spasmi della coscienza, sono peggiori di quelli che può dare la fame.
Non facciamoci truffare nella nostra dignità di uomini.
No all’accaparramento alimentare, no al medio evo del terzo millennio !!!

Perché la guerra potrebbe venire anche da noi.

Da studente, quando leggevo delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, ero sicuro di una cosa : che non ci sarebbe mai stata una terza guerra mondiale, perché sarebbe coincisa con la fine del genere umano.
Quindi sentire Steve Bannon, braccio destro del tycoon, Donald Trump, ai microfoni di Zona Bianca, affermare senza dubbi, che ci stiamo avviando verso un momento buio della storia, dove nessuno sarà escluso da un eventuale allargamento del conflitto ucraino, francamente qualche brivido freddo me lo ha provocato.
“Ci stiamo avviando a una crisi finanziaria mondiale che porterà a una guerra globale : è chiaro come il sole.
E l’orrore che abbiamo visto in Ucraina, verrà anche in Italia !!!”.
La guerra è imprevedibile, ha proseguito lo statunitense, e tutti “stiamo giocando con il fuoco”.
Perché si sta tollerando (anzi incoraggiando), che una disputa regionale, con il gioco delle alleanze internazionali e delle sanzioni, si trasformi in un conflitto mondiale dai risvolti sociali ed economici imprevedibili.
In effetti ciò che di più dovrebbe spaventarci, non è morire per lo scoppio di una bomba o per il deflagrare di un ordigno, visto che in quei casi non avremmo neanche il tempo di affidarci al Padreterno con un Padre Nostro, ma i coprifuoco, la mancanza di riscaldamento e di energia elettrica, di acqua, di cibo, di libertà, che potrebbero durare mesi, se non anni.
Le prove fatte col Covid19, nel biennio appena passato, sembrerebbero una passeggiata di salute.
La città cinese di Shanghai, dove dal 28 marzo vige un coprifuoco serratissimo, la popolazione (25 milioni di abitanti) è esasperata da chiusure che sembrano non finire mai e la rabbia monta sempre di più.
In alcuni video, ripresi con i telefonini, si assistono ad urla delle persone chiuse in casa e folla che vorrebbe uscire per andare a comprare il cibo, poiché non si può lasciare la casa nemmeno per fare la spesa di ogni giorno.
E tra l’altro nei negozi scarseggia tutto, per la mancanza di approvvigionamenti.
Questa è la vera guerra, non la eventuale (quanto improbabile) distruzione o bombardamento di San Pietro o del Colosseo; il fatto di vedersi cambiata la vita, come la conducevamo fino a poco tempo fa, in un’esistenza da inferno.
E l’Italia purtroppo è in cima alla lista dei Paesi da ridimensionare e spianare, grazie ad una classe politica e dirigenziale impreparata, non appoggiata da consenso popolare, ed arroccata su posizioni di privilegio assoluto.
Noi al freddo … loro al caldo.
Noi senza benzina … loro con le auto di stato.
Noi senza cibo … loro nei grassi banchetti di rappresentanza.
E gli esempi potrebbero continuare all’infinito.

Ora legale = Ora rubata

Stanotte è tornata l’ora legale, di fatto un’ora di sonno “rubata” agli italiani dal lontano 1916, e formalizzata con legge dello Stato, cinquant’anni dopo, nel 1966.
Come tutti i furti che si rispettano lo switch si effettua di notte, quando è minore il traffico di treni ed anche la circolazione degli altri mezzi pubblici è ridotta all’osso.
Anche questa imposizione, è una invenzione del massone per eccellenza, quel Beniamino Franklin, l’inventore del parafulmine, che la propose a suo tempo, per risparmiare sul consumo delle candele.
In realtà fu il primo tentativo (riuscitissimo), di controllo e disciplina delle masse mondiali, che furono fin da allora indottrinate ad un “comportamento unico”, i prodromi del nuovo ordine mondiale.
In Europa, nonostante polemiche anche molto accese di alcuni Stati membri, si impose a tutti nel 1996, ed anche alla Russia, che tuttavia col nuovo corso Putin (sempre lui, il guastafeste), la abrogò definitivamente nel 2011, per il ritorno all’ora solare in tutto il suo stato.
Ancora ricordo i “moccoli” di mia madre che con l’ora legale ogni anno usciva quando era ancora buio per aprire il banco al mercato e tutti in quegli anni, forse perche erano sicuramente meno cretini e pecore di oggi, smadonnavano e si lamentavano almeno fino alla prima quindicina di aprile.
Oggi invece potrebbero pure dirci che si cambia mese, anno e calendario, senza provocare un piffero di reazione.
Siamo passivi e sottomessi a tutto, col sorriso (beota) stampato sulle labbra.
Comunque almeno quest’anno è stato utile il cambio orario, dalle 2 alle 3 infatti, non è stata lanciata nessuna bomba in Ucraina … almeno un’oretta di pace.

La Russofobia

Si procede nel romanzo di Orwell, 1984, senza tralasciare nulla, neanche una pagina del romanzo.
E da due anni siamo sull’annedoto dei “due minuti d’odio”, una pratica collettiva, presente nel racconto, di insulti, invettive e bestemmie, contro il terrorista Goldstein, e che oggi rappresenta, tra le altre cose, una valvola di sfogo dell’aggressività dei cittadini e un modo per individuare un capro espiatorio da demonizzare, addossandogli la colpa delle difficoltà della vita quotidiana.
I “due minuti d’odio” sono funzionali a mantenere un controllo ancora più stretto e serrato sul popolo.
Siamo passati infatti, in pochi giorni, dall’odio smisurato contro i “No e FreeVax”, che ha monopolizzato per mesi e mesi il teatrino televisivo, all’odio acerrimo contro i Russi.
Una vera e propria Russofobia, una ridicola caccia all’uomo, alle sue origini, al suo luogo di nascita.
Ieri pomeriggio, un ragazzo dell’ultimo anno di un liceo a Brescia, è stato ferocemente picchiato dai suoi compagni, senza un motivo preciso, ma soltanto per la madre, di origini russe.
Come se fosse una colpa oggi essere russo, come se gli oligarchi che sostengono Putin e la guerra in Ucraina, siano sullo stesso piano delle migliaia e migliaia di persone che anche in Russia, questa guerra la contestano o comunque la ritengono sbagliata.
La memoria ci porta indietro nel tempo, e ci rammenta l’esempio più drammatico dei due minuti d’odio della Storia umana : il “Cristo o Barabba” pronunciato da Ponzio Pilato al popolo ebraico.
La prima esaltazione collettiva dell’odio insito nella nostra natura molto terrena e limitata, ed il primo dito puntato contro chi non aveva fatto niente.
Arriveremo a vietare l’insalata russa, al non russare di notte, a non cogliere più la Russola nei prati (fungo mangereccio).
Gli abbiamo bloccato i conti correnti, gli sequestriamo panfili e barche, gli chiudiamo i siti internet, li cacciamo da hotel e alberghi, non devono più entrare in chiesa, scomunicati dai sacerdoti, li meniamo per strada, li licenziamo dalle nostre attività buoniste.
E questa dovrebbe essere la società dell’inclusione, la solidarietà che scioglie le tensioni, la diplomazia che allontana i contrasti ???
Verso chi indirizzeranno i nostri prossimi “2 minuti d’odio”?
Contro i biondi ? Contro i mori ? Contro i bassi ? Contro gli alti ? Contro i magri ? Contro i ciccioni ? Contro i miopi o gli ipermetropi ?
Tanto non conta la categoria o la motivazione … l’importante è sbattere sulle prime pagine il prossimo “Mostro da bersagliare” e iniziare le giaculatorie che non risolvono i nostri drammi quotidiani, ma che fanno molto bene alla nostra invidia e alla nostra cattiveria.

Gli aumenti “scontati”

Il titolo dell’articolo di oggi, sembra un ossimoro, ossia l’accostamento retorico nella medesima locuzione, di parole che esprimono concetti contrari.
Ma è lo specchio e l’amara constatazione di quello che sta accadendo da noi.
Da quando si è iniziato a parlare in tutta Europa, di fine pandemia e ritorno alla normalità precovid, ecco che subito sono partiti, tutti i classici e purtroppo previsti prodromi alla narrazione pandemica.
Aumento improvviso e repentino delle fonti energetiche, preceduto dalla prevista carenza di accessori e componenti tecnologici asiatici, conseguente aumento delle derrate alimentari e ciliegina sulla torta, guerra che comporterà altre “batoste” e novità negative per le nazioni del vecchio continente.
E tutto ciò, calato sulle vite di un continente europeo allo stremo, con crisi di consumi da paura, attività imprenditoriali fallite, tassi di inflazione e disoccupazione da conflitto bellico del secolo scorso, leader che si muovono all’unisono, nel rispetto di una agenda mondialista studiata da decenni.
Perché tutto ciò?
Perché il prelievo in termini economici, sanitari e sociali del coronavirus è quasi del tutto esaurito, ma non si è ancora provveduto al completo “esproprio” dei risparmi europei.
Confisca occulta, che avverrà con stipendi sostanzialmente fermi, se non in calo, o addirittura assenti, per i poveretti sospesi dal lavoro, e contestuale aumento di ogni prodotto necessario alla vita quotidiana : pane, pasta, carne, verdura, benzina, diesel, servizi bancari e assicurativi, aerei, treni, traghetti … tutto, e a cascata il resto.
La famosa frase, lanciata come slogan al World Economic Forum di Davos nel 2017 : “Non avrai nulla, ma sarai felice”, si rivela una predizione sciamanica per questo tempo sciamanico.
Che a furia di ripeterla come un mantra per migliaia di volte, alla fine si sta avverando.
Nessuno avrà più nulla, perché nello stesso tempo, qualcuno (evidentemente) avrà tutto.
Ai più rimarrà solo da cercare di tirar su (elemosinare?) il necessario per sopravvivere.
Cosa poi ci sia da essere felici nel non possedere nulla, ci viene spiegato nell’approfondimento e in un video inquietante, dove un beota Millennials, con tanto di barbetta tinta ci suggerisce :
“Una dopo l’altra tutte queste cose sono diventate gratuite … quando l’intelligenza artificiale e i robot hanno assunto gran parte del nostro lavoro…”
Inquietante la chiosa finale : “…tutto è stato trasformato in intrattenimento e le persone non hanno più voluto preoccuparsi di problemi difficili”.  
Che poi i cosiddetti “problemi difficili” siano quelli che da sempre interessano di più la vita degli uomini, non è importante.
Non sono più affar nostro !
Per organizzare e gestire tutto, ci sono gli esperti, i tecnici, gli scienziati (i virologi), gli amministratori delegati, i grandi finanzieri, i media mainstrem, i moralizzatori … sono loro a occuparsi di tutto per noi, assicurandoci la felicità.
Noi possiamo dedicarci all’intrattenimento, i circenses, come li chiamavano i Romani.
E con questo siamo (e diventeremo) felici.
Non avremo più nulla, né nulla di cui (pre)occuparci …
Che poi, viene da pensare, dopo questa pandemia, che ha devastato tutto ciò che era considerato intrattenimento (turismo, sport, musica, spettacolo …), l’unico intrattenimento consentito, resta quello virtuale.
Consumato da soli e nella propria (pardon, altrui e gentilmente prestata) casa.
Intrattenimento virtuale gestito dagli esperti di cui sopra, che, al contrario di quello dei bambini, che fa crescere, mira a farci regredire in quella spensierata fase adolescenziale così cara ai gestori del “tutto”.
Il ritorno al fanciullino di Pascoliana memoria, ma non didascalico, reale, vero, con tanto di genitori/premier, che ci bacchettano o mettono in castigo, se ci comportiamo male.