
La politica vive di numeri e percentuali. La sanità si affida e dà i numeri tutti i giorni, come le istituzioni economiche.
I bilanci e i rendiconti nazionali e internazionali, si fanno e confrontano con i numeri.
Perché il numero per sua natura, o meglio per come ce l’hanno sempre insegnato e raffigurato, fin dalle scuole elementari, è un dato certo, incontestabile.
Uno più uno fa due e nessuno osa fiatare più.
In realtà come ci spiega Wikipedia, il concetto di “numero”, nasce per la necessità del conteggio, come astrazione del concetto di quantità, realizzato attraverso una corrispondenza biunivoca tra elementi di due insiemi distinti.
Quindi un concetto sostanzialmente “astratto”, ossia senza corrispondenza con la realtà oggettiva e con i nostri sensi.
Perché sono la nostra mente, i nostri sentimenti e le nostre idee, a farci percepire il “numero”.
Numerosi numeri che ci vengono fatti imparare e utilizzare a partire dalla nostra data di nascita.
Con i numeri si può affermare tutto e il contrario di tutto.
Il “pollo a testa di media” del poeta Trilussa ne é un classico esempio.
E da qualche decennio a questa parte, siamo letteralmente sommersi da numeri.
Verrebbe da suggerire : “proprio noi Italiani, notoriamente portati per le materie letterarie !”.
Con i numeri dell’estate del 2011, sullo spread tedesco e la dimissione del Berlusconi IV, abbiamo inaugurato vari di Governi più o meno tecnici, non rappresentativi del Paese ; con i numeri del duo “Conte-Draghi”, abbiamo tremato per una psico pandemia e buttato via due anni di vita ; con i numeri della Comunità Europea, tra Pnrr, Mes, Bund e Fondi monetari vari, abbiamo distrutto la nostra economia ; con i numeri quotidiani della guerra russo-ucraina, rischiamo di doverci mettere l’elmetto e partire soldati.
Astrazioni e grandezze ipotetiche, non verificate a posteriori da nessuno, che modificano la nostra vita, imprimendo ad essa rettilinei veloci, curve, salti, salite e repentine discese.
“Un numero vi rovinerà la Vita !” sembra essere la morale di questo post.
Ed in effetti occorre sganciarsi dal potere dei numeri e non essere loro vittime.
Sì, la parola “vittima” è adeguata, perché i numeri a volte ci fanno sentire minuscoli e privi di valore.
Un voto indesiderato, un kg in più sulla bilancia, uno zero in meno sul conto in banca e addirittura un numero troppo basso di like può arrivare ad abbassarci l’autostima.
Lasciamolo ai nostri aguzzini il gioco dei numeri e iniziamo a fare quello dei sentimenti e della felicità, per il quale non servono le dita per contare … ma soltanto il cuore per sentire.