A tutte le donne morte nelle corsie d’ospedale intubate, A tutte le donne malate e non curate, A tutte le donne lasciate sole nelle RSA, senza l’affetto dei loro cari, A tutte le donne cremate perché era meglio così, A tutte le donne sospese dal lavoro, A tutte le donne che non hanno più un lavoro, A tutte le donne che sono rimaste sole e abbandonate e invece #nessunosaràlasciatoindietro,
A tutte quelle che accudiscono i loro genitori anziani come fossero figli,
A tutte le donne che sono dovute fuggire, profughe in paesi stranieri, A tutte le donne che hanno scelto di restare, A tutte quelle che hanno perso un figlio, A quelle che hanno perso la casa e i luoghi amati da sempre, A tutta l’ipocrisia delle altre donne che “bene io, bene tutti”,
A tutte queste donne … Auguri per questo 8 marzo di guerra !!!
Dal 1946 in Italia, per iniziativa della parlamentare Teresa Mattei, partigiana del Fronte della Gioventù, viene offerto alle donne, un rametto fiorito di mimosa nella giornata dell’8 marzo. Un altro padre costituente, il comunista Luigi Longo, chiese se sarebbe stato opportuno scegliere le violette, come in Francia, per celebrare quel giorno; ma la Mattei gli suggerì la mimosa, un fiore più povero e diffuso nelle nostre campagne. Il nome di “mimosa”, è usato anche per l’omonima torta che si usa preparare nella stessa data. È una pianta originaria della Tasmania, in Australia. Per le sue meravigliose caratteristiche come pianta ornamentale, ha avuto un facile sviluppo anche in Europa dove a tutt’oggi prospera quasi spontanea. In Italia è molto sviluppata lungo la Riviera ligure, in Toscana, in Sicilia, e in tutto il meridione, ma anche sulle coste dei laghi del nord. La capacità di fiorire anche in terreni difficili, viene associata alla storia femminile e quindi alla resistenza delle donne, capaci di rialzarsi dopo ogni difficoltà. Concita De Gregorio, invece, associa questa giornata e il fiore che la caratterizza, al dolore che le donne, a differenza degli uomini, hanno connaturato per proseguire la genia umana e per tutti i pensieri dei figli e della famiglia. Io possedevo un bell’albero di mimosa, che avevo acquistato in un vivaio. Poco più grande di una pianta di geranio, era diventato un tronco grande e ricco di fiorellini gialli, che ogni anno coloravano il tavolo della colazione. Un brutto giorno, senza nessuna avvisaglia, dopo un periodo di freddo intenso, l’ho trovato giù, caduto rovinosamente a terra. E l’ho dovuto smaltire. Perché ho saputo che la mimosa, al pari del pino marittimo, è un’altra pianta superficiale, che non sviluppa radici profonde, e sicuramente non proporzionate al suo sviluppo fogliare. E che molto spesso viene attaccata da funghi e parassiti naturali. Verrebbe da dire “tanto grande, quanto debole e fragile”. Ed ho pensato alle donne della mia vita, mia moglie e mia figlia, che pur forti e grandi e con tante foglie, come la mia mimosa in giardino, a volte sono deboli e fragili, e bisognose di una parola di conforto, una irrorata alle radici di Amore con la “A” maiuscola, dell’acqua della comprensione e del concime della pazienza. Ecco, quello che consiglio a tutti i maschietti, è di curare giorno per giorno la loro “donna-mimosa”, e non rischiare che venga giù, in un freddo mattino di inverno, in giorni ed episodi come ce ne sono tanti nella vita di ognuno. Perché non basta il rametto di mimosa … ci vuole ben altro !!!