Rispetto per il nostro tempo biologico.

Questa mattina ho letto un post molto interessante sul blog di “Elena delle Selve”, circa l’importanza dell’immaginazione nella nostra vita.
Immaginazione intesa come capacità di pensiero, di astrazione, di isolamento e nello stesso tempo di desiderio di avere e rispettare un proprio tempo biologico.
In effetti questo argomento è stato anche il tema di una discussione recente con mia figlia Vanessa con la quale mi piace avere scambi di opinione su molti temi.
Anche per paragonare passato e presente.
Per lei il mio nipotino Lorenzo, di soli 5 anni, ha la potenzialità (e indubbiamente anche le capacità) per avere già impegni cadenzati, scadenze,  rispetto per appuntamenti settimanali come piscina, laboratorio teatrale, scuola, ed altre attività.
A mio avviso invece il piccolino dovrebbe passeggiare, annoiarsi, sentire fiabe, inventarsi giochi, immaginare situazioni, maturare le sue scelte anche nell’ozio completo.
A quell’età e almeno fino alla pubertà per me i bimbi dovrebbero avere un concetto di tempo molto vago, impreciso e quasi sconosciuto.
Sicuramente lontano da quello degli adulti, schiavi di lancette troppo veloci e appuntamenti contro voglia.
Gli anziani, avevano molto rispetto del “tempo biologico” di ognuno.
Di quello dei bambini, che dovevano giocare, fantasticare ed anche annoiarsi, ma anche di quello dei loro coetanei avanti con l’età, che doveva essere ugualmente giocoso (per vincere la tristezza dei malanni e dell’età), fantastico e immaginifico (per esorcizzare la paura della morte imminente) ed anche noioso, per ricordare, riflettere e pensare sulla propria esistenza e su quanto fatto (o non fatto) in vita.
Il potere dell’immaginazione e del pensiero, non è comprimibile dall’esterno e soprattutto non è controllabile e disciplinabile.
Come pure quello di poter scegliere il dolce far nulla.
In questi tempi (brutti) di possibile Credito Sociale, controllo generalizzato e sussistenza (e non più vita con la “V” maiuscola), avere un nascondiglio e soprattutto il tempo dove ritirarsi a fine giornata nelle proprie e intime abitudini e nei propri pensieri su tutto, non ha prezzo !!!
E questo lo sanno -e lo temono- anche i nostri aguzzini …

L’importanza del contatto fisico.

La scienza l’ha dimostrato : il contatto fisico ha davvero effetti positivi, a tutte le età.
Fin dal primo istante di vita il neonato trova sulla pelle della mamma il conforto per affrontare il mondo esterno, e numerosi studi hanno evidenziato che una cura multidisciplinare, basata su massaggi e terapia tattile, è più efficace dei tradizionali farmaci antipsicotici per trattare l’agitazione legata alla demenza senile.
Un abbraccio, una carezza non fanno bene solo all’anima, ma anche alla salute.
Il battito cardiaco rallenta, la pressione sanguigna si normalizza, i sintomi di ansia e depressione si riducono, il livello degli ormoni dello stress si abbassa, aumenta il livello degli ormoni della felicità e il sistema immunitario si rafforza.
Anche nel rapporto di coppia, una carezza, un bacio, un abbraccio esprimono gentilezza, fanno sentire il partner curato, compreso, accettato.
In una sola parola: amato !!!
Al contrario durante un’indagine condotta da Nivea, i cui risultati sono confluiti nel rapporto Status of Human Touch, quasi la metà degli intervistati, affermava di non sperimentare il contatto fisico su base quotidiana.
E tra i 50 e i 69 anni, si segnalava il numero minore di contatti umani nella quotidianità, ed oltre l’80% degli intervistati in Italia, riteneva che la costante crescita delle connessioni virtuali diminuisse la capacità di empatia o la loro necessità.
Lo stavo notando questa mattina con mia moglie.
Per andare d’amore e d’accordo non basta parlarsi o condividere gli stessi interessi o un identico livello culturale.
A mio avviso è necessario accarezzarsi, toccarsi, baciarsi, respirarsi da vicino, stare vicini, anche e soprattutto quando si discute e si è portati naturalmente a isolarsi e a crearsi un muro intorno.
E sarebbe consigliabile farlo anche e soprattutto andando avanti con gli anni.
Le coppie che non dormono insieme, sono destinate a sfasciarsi o a vivere esistenze parallele di solitudine.
Mai ad addormentarsi senza una carezza, un bacio o la stretta di un abbraccio per la buona notte.
Non costa nulla, se non una buona dose di bontà e generosità verso l’altro.

“Er Natale de guera”

Si tratta di una famosissima poesia di Carlo Alberto Salustri, in arte Trilussa, scritta durante il primo conflitto mondiale.
E’ un testo che ci mette nei panni di Gesù bambino e che ci fa rivivere, attraverso il suo sguardo, immagini che ci sono familiari : i pastori, i doni, la stella cometa, i Re Magi.
Oppure personaggi del Presepe che la tradizione ci ha tramandato, e che ormai fanno parte integrante della sacra famiglia e della capanna di Betlemme, come il bue e l’asinello.
Tutto è attualizzato, la guerra ha cambiato e modificato la realtà e le domande del bimbo alla mamma, semplici, ingenue, vere, rendono tutto lo stridore e l’assurdità della realtà della guerra.
Povertà, aumento del costo di tutti i prodotti primari, mancanza di una guida religiosa e spirituale, violenza e morti, pietà e dolore per tutti.
Esattamente un secolo dopo, siamo di nuovo in Guerra, impegnati in un altro conflitto mondiale, con noi stessi e con la nostra coscienza.
Leggo di amici, che passeranno le feste da soli, altri che raccomandano la mascherina a tavola e in casa, altri ancora che si terranno lontano dai parenti non vaccinati.
Proprio un bel Natale !
Sono riusciti a far dimenticare anche questo momento spirituale di incontro, di festa, di riunione familiare.
Tutti contro tutti, per la paura di morire !
Un fottuto terrore di schiattare a venti, trenta, quaranta anni … quando un tempo si cantava : “Voglio una vita spericolata” e si pensava solo ad una “cosa”, maschi e femmine senza differenza.
Oggi invece siamo morti viventi, persone rassegnate, sguardi spenti.
Uomini e donne che hanno perso o stanno perdendo dignità e serenità, che hanno ceduto ad un ricatto “volontariamente” e tutto questo con ancora maggiore acredine, rancore e asprezza.
Ma Natale é qui, come quelli dei periodi di guerra, neutrale e lontano dalle cose degli uomini e dalle loro miserie, con un mistero glorioso che si perpetua, la vita e la natura che proseguono, i tanti delinquenti che non ne vedranno altri (speriamo) e noi, felici e sereni con i nostri cari.
L’ augurio sincero è quello di poter ritrovare i sogni dell’infanzia e di tornare a vivere le belle tavolate e le grasse e ricche tombolate di una volta, con affetto, abbracci e mascherine … nel fuoco del camino. Buon Natale a tutti !!!

“Ammalappena che s’è fatto giorno
la prima luce è entrata ne la stalla
e er Bambinello s’è guardato intorno.
– Che freddo, mamma mia! Chi m’aripara? Che freddo, mamma mia! Chi m’ariscalla?
– Fijo, la legna è diventata rara
e costa troppo cara pè compralla…
– E l’asinello mio, dov’è finito?
– Trasporta la mitraja sur campo de battaja : è requisito.
– Er bove?
– Pure quello… fu mannato ar macello.
– Ma li Re Maggi arriveno?
– E’ impossibbile, perchè nun c’è la stella che li guida ; la stella nun vò uscì : poco se fida pè paura de quarche diriggibbile …
Er Bambinello ha chiesto:
– Indove stanno tutti li campagnoli che l’antr’anno portaveno la robba ne la grotta? Nun c’è neppuro un sacco de polenta, nemmanco una frocella de ricotta …
– Fijo, li campagnoli stanno in guerra, tutti ar campo e combatteno.
La mano che seminava er grano e che serviva pè vangà la terra adesso viè addoprata unicamente per ammazzà la gente … guarda, laggiù, li lampi de li bombardamenti!
Li senti, Dio ce scampi, li quattrocentoventi che spaccheno li campi?
Ner dì così la Madre der Signore, s’è stretta er Fijo ar core e s’è asciugata l’occhi cò le fasce.
Una lagrima amara pè chi nasce,
una lagrima dòrce pè chi more…”