La Psico-Siccità

Ogni anno, da almeno un ventennio a questa parte, si scrive di “siccità record”, riscaldamento globale, carenza idrica con notiziari orribili, ricchi di foto riciclate, commenti allarmistici, facce dei cronisti stravolte.
I maggiori quotidiani nazionali, hanno ormai rubriche fisse sull’argomento, con “spaventatori di professione”, come fino a pochi giorni fa lo erano gli esimi virologi ospedalieri.
L’ho definita la nuova “strategia della tensione”, perché è strumentale alle politiche che si stanno portando avanti  in questo periodo.
In realtà periodi di secca, di mancanza di pioggia, di ghiacciai ritirati e di razionamenti idrici, specie al Sud d’Italia, sono pieni gli annali storici.
L’importante è farli sparire dal motore di ricerca e dalla cronologia di Google, o che Wikipedia se ne “dimentichi” colpevolmente per qualche tempo.
Allora per quei pochi come il sottoscritto, che ancora conservano le polverose Enciclopedie degli anni ’60 e ’70, non è una impresa titanica verificare che questi periodi ci sono sempre stati.
Nel 1540 ad esempio si prosciugarono pozzi che non avevano mai esaurito l’acqua prima di quel momento, e il fenomeno si registrò in tutta Europa con carestie alimentari terrificanti.
Soltanto nella metà del 1600 di situazioni tali, ci ha dato testimonianza il nobile cortonese Annibale Laparelli, con la sua cronaca “Memorie cortonesi” in cui descrive i fatti salienti accaduti nella metà del seicento :  “Anno domini 1650 : “….sono già tre mesi che non piove, e anche con rarissime rugiade, e così scarse che niente più; è venuta alle volte qualche pioggetta, ma non è servita ad altro che ad abbrugiare le campagne, sicché le coste vicino a Cortona e le colline del chiucio nostro sono abbrugiate in modo che se ne spera poco bene; si sente che sia influsso universale a tutta Italia.”
Come documentato dalle cronache dei  contadini orobici, la siccità colpiva duramente anche nel 1700, le Alpi trascorrevano interi inverni senza neve, ed era agevole l’attraversamento dei numerosi passi tra le vallate anche nella stagione rigida.
Perchè la siccità ha sempre interessato il nostro Paese da Nord a Sud, col Po arido e in secca per molti mesi dell’anno.
Nel 1835 in tutta Europa ed in particolare in Transilvania, le persone erano così affamate dalla carestia alimentare che seguì a mesi di secca assoluta, che mangiarono cani e gatti morti.
Ancora nel 1893, si ebbe quella che per molti esperti fu una delle peggiori siccità affrontate del nostro paese.
Un anno horribilis che viene ricordato come uno dei più aridi di sempre, con precipitazioni rarissime sia d’estate che d’inverno, con tutta la produzione agricola e industriale messa in ginocchio.
Dalla fine del XIX sec. si è registrata un’intensa siccità estiva, nel 1893, 1904, 1911, 1921, 1934, 1945, 1947, 1949, 1950, 1952, 1959, 1976, 1983 e 2003.
I danni maggiori si ebbero nella primavera del 1843, nella cosiddetta “estate del secolo” del 1947, nel 1949 e nel 1976.
Ma la storia viene attivamente spazzata via, perché non serve alla narrazione in atto, che deve stupire e terrorizzare con titoli come : “2022 : estate più secca da 500 anni!!!” (cit. Programma Copernicus, Commissione UE).
Pertanto siamo vigili, ma trascorriamo la nostra vita in tranquillità, senza patemi.
Perchè siamo soltanto cirri di passaggio nel cielo blu dell’eternità.
Una grande recriminazione : che non lo capiscano anche i “colletti bianchi” che ci governano !!!

San Carboidrato

È il santo più sorridente e divertente che festeggiamo e che vorremmo celebrare tutti i giorni.
Quello che a tavola ti fa satollo e ti rende felice.
Ma cosa c’è di meglio di una carbonara, di uno spaghettino alle vongole o della semplice pasta olio e parmigiano ?
Che poi nella sua genuinità è la preferita del mio nipotino Lorenzo, che vorrebbe sempre mangiare “in bianco”.
La pasta in scodella, all’uovo, di semola o di grano duro è una vera benedizione del cielo.
“Con una pentola d’acqua bollente, un pugno di sale grosso e un mezzo chilo di rigatoni … Vi solleverò il mondo !!!”, diceva Aldo Fabrizi, cuoco amatoriale provetto.
Un ristorante a Roma, vicino alla Regione Lazio, alla Garbatella, dedica un giorno della settimana a questa bellissima ricorrenza e sono sempre più numerosi i locali, specie al Centro di Roma, che sono specializzati nei “Primi piatti” no stop!
Che poi sono i miei preferiti, da svenimento finale, come Paolo Panelli e Vittorio Gassman nel film del Conte Tacchia.
Anche l’altro mio blog : “Una cucina da Chef” al link : “https://unacucinadachef.wordpress.com/cucina-da-chef” omaggia questo alimento con tantissime ricette da provare tutti i giorni.
Molto gustose e di semplice realizzazione.
Non si può nemmeno sentire che qualcuno pensa di realizzare questo miracolo culinario con la farina di grilli o di larve schifose.
La pasta, come il pane, é di grano o  comunque di cereali, da quando l’uomo cammina dritto sulle gambe. Eventuali varianti dovranno passare sul mio cadavere perché ogni piatto ha la sua storia, come il formato usato per realizzarlo : le pennette alla vodka, le bavette al tonno, i rigatoni alla pajata, i bucatini all’Amatriciana, le ruote burro e parmigiano, le fettuccine ai porcini, la mafalda alla crudajola.
La dieta e il verdurame, lasciamoli agli sfigati che vanno in televisione e che devono restare belli e snelli.
Noi consoliamoci col sughetto di macinato che sbollicchia in padella e sprigiona i suoi sapori in tutta casa.

Explosion!!!

Nel 1997 al Pippo Chennedy Show, una giovanissima Alessandra Faiella, come “diplomata cubista”, raccontava le sue avventure in discoteca tra “Ambient” e “Explosion” varie.
Ecco noi oggi, siamo sul punto di non ritorno o di “explosion”, economica e sociale.
Infatti molti (finalmente) iniziano a capire il giochetto Covid/Correlazioni, a sentire sul proprio corpo i postumi del siero malefico e già fioccano le prime bollette “Monster”, che porteranno molti soldatini del #nessunosaràlasciatoindietro e del famoso #andrátuttobene, a chiudere per sempre le loro attività.
Proprio coloro che negavano anche il gabinetto ai No e FreeVax, perchè non avevano il fottuto ed illegale green kazz, adesso piangono per i costi fissi insostenibili.
Mentre da parte nostra è inutile ripetere : “Ve l’avevamo detto ed era già tutto previsto!” perché il vaso è rotto e si sta solo cercando di raccogliere i pezzi, chi ora piange, con il ritardo colpevole di oltre due anni, conferma di aver creduto alle favolette dei propri carnefici.
E verrebbe davvero da dire : “Adesso andate a fanc…..”.
La previsione a questo punto è drammatica.
O interviene lo Stato, con una bella iniezione di debito pubblico, diminuendo la spesa privata per tutti i servizi necessari, oppure assisteremo al fallimento di tutta l’imprenditoria italiana.
Con risvolti occupazionali e sociali imprevedibili.
Perché il dipendente non fa la ghirba a Draghi o a Mattarella, no, lui se la prende col padrone, il proprio padrone che si è arricchito alle sue spalle.
Quindi preparatevi a omicidi, suicidi, morti per nessuna correlazione, e ritorno in pompa magna dell’identità digitale, che garantirá pranzi e cene a base di insetti.
Un pó come hanno minacciato il Greg quelli della Fucibo (notare “Fu-cibo”, il cibo che fu) : “Dopo tre o quattro giorni di digiuno, vedrai che mangi pure le cavallette!”.

44,2°C … butta la pasta!

Oggi, leggere sul soffitto la temperatura proiettata dal sensore esterno, posizionato sulla finestra della camera da letto, alle 11, è stato preoccupante.
44,2°C !!! Mi veniva da urlare a mia moglie : “Metti a cuocere gli spaghetti, che l’acqua bolle!!!”
Un caldo e una umidità della Madonna.
E tuttavia dover uscire per le cose da fare, le faccende di casa, gli impegni  che comunque se ne fregano del tuo tempo meteorologico.
Poi durante tutto il giorno una strafiacca da paura.
Verrebbe voglia di dormire sempre.
Di notte coi fancoil a palla e i ventilatori al massimo ed anche di giorno … come la bella addormentata nel bosco.
Non so cosa accidente stanno facendo al cielo, con scie chimiche, guerra meteo e altre diavolerie tecnologiche, ma la riuscita è assicurata.
Fatto sta che dove abito, sono la bellezza di 5, 6 mesi che non vediamo pioggia.
Il mio giardinetto versa in un stato pietoso, paglia giallognola ovunque, con insetti terricoli (formiche, ragni, grilli e altri piccoli vermiciattoli), che cercano riparo e ombra ovunque.
Devono terrorizzarci con la mancanza d’acqua, ed evidentemente hanno trovato il modo di fare pure il lavoro del Padreterno, con questo cielo azzurro finto senza nuvole, o con nuvole dissolte e una canicola da deserto Sahariano.
Le temperature di ieri ed oggi, bollino viola o rosso fuoco, hanno detto che sono state le più alte di sempre in Italia.
Non so se è vero, ma di certo siamo a livelli di eccezione e soprattutto con durate molto lunghe, che irrobustiscono il caldo percepito.
Una frase, ripetuta più volte in un famoso spot negli anni novanta, che divenne un cult pubblicitario, recitava : “Antó fa caldo” e una giovanissima Luisa Ranieri la sussurrava accaldata all’uomo che era sul letto con lei e che a notte fonda, mentre il caldo impazzava, tentava un approccio.
Ecco con questa canicola diventa problematico tutto, anche alimentare storie di amore e passioni travolgenti.
Sono riusciti a completare il lavoro :
epidemie, febbre, sudore, mancanza d’acqua, niente sesso … e visto che sono arrivate pure le cavallette, mancano solo le piaghe d’Egitto.
Ops … dimenticavo il Vaiolo delle scimmie !!!

Gli aumenti “scontati”

Il titolo dell’articolo di oggi, sembra un ossimoro, ossia l’accostamento retorico nella medesima locuzione, di parole che esprimono concetti contrari.
Ma è lo specchio e l’amara constatazione di quello che sta accadendo da noi.
Da quando si è iniziato a parlare in tutta Europa, di fine pandemia e ritorno alla normalità precovid, ecco che subito sono partiti, tutti i classici e purtroppo previsti prodromi alla narrazione pandemica.
Aumento improvviso e repentino delle fonti energetiche, preceduto dalla prevista carenza di accessori e componenti tecnologici asiatici, conseguente aumento delle derrate alimentari e ciliegina sulla torta, guerra che comporterà altre “batoste” e novità negative per le nazioni del vecchio continente.
E tutto ciò, calato sulle vite di un continente europeo allo stremo, con crisi di consumi da paura, attività imprenditoriali fallite, tassi di inflazione e disoccupazione da conflitto bellico del secolo scorso, leader che si muovono all’unisono, nel rispetto di una agenda mondialista studiata da decenni.
Perché tutto ciò?
Perché il prelievo in termini economici, sanitari e sociali del coronavirus è quasi del tutto esaurito, ma non si è ancora provveduto al completo “esproprio” dei risparmi europei.
Confisca occulta, che avverrà con stipendi sostanzialmente fermi, se non in calo, o addirittura assenti, per i poveretti sospesi dal lavoro, e contestuale aumento di ogni prodotto necessario alla vita quotidiana : pane, pasta, carne, verdura, benzina, diesel, servizi bancari e assicurativi, aerei, treni, traghetti … tutto, e a cascata il resto.
La famosa frase, lanciata come slogan al World Economic Forum di Davos nel 2017 : “Non avrai nulla, ma sarai felice”, si rivela una predizione sciamanica per questo tempo sciamanico.
Che a furia di ripeterla come un mantra per migliaia di volte, alla fine si sta avverando.
Nessuno avrà più nulla, perché nello stesso tempo, qualcuno (evidentemente) avrà tutto.
Ai più rimarrà solo da cercare di tirar su (elemosinare?) il necessario per sopravvivere.
Cosa poi ci sia da essere felici nel non possedere nulla, ci viene spiegato nell’approfondimento e in un video inquietante, dove un beota Millennials, con tanto di barbetta tinta ci suggerisce :
“Una dopo l’altra tutte queste cose sono diventate gratuite … quando l’intelligenza artificiale e i robot hanno assunto gran parte del nostro lavoro…”
Inquietante la chiosa finale : “…tutto è stato trasformato in intrattenimento e le persone non hanno più voluto preoccuparsi di problemi difficili”.  
Che poi i cosiddetti “problemi difficili” siano quelli che da sempre interessano di più la vita degli uomini, non è importante.
Non sono più affar nostro !
Per organizzare e gestire tutto, ci sono gli esperti, i tecnici, gli scienziati (i virologi), gli amministratori delegati, i grandi finanzieri, i media mainstrem, i moralizzatori … sono loro a occuparsi di tutto per noi, assicurandoci la felicità.
Noi possiamo dedicarci all’intrattenimento, i circenses, come li chiamavano i Romani.
E con questo siamo (e diventeremo) felici.
Non avremo più nulla, né nulla di cui (pre)occuparci …
Che poi, viene da pensare, dopo questa pandemia, che ha devastato tutto ciò che era considerato intrattenimento (turismo, sport, musica, spettacolo …), l’unico intrattenimento consentito, resta quello virtuale.
Consumato da soli e nella propria (pardon, altrui e gentilmente prestata) casa.
Intrattenimento virtuale gestito dagli esperti di cui sopra, che, al contrario di quello dei bambini, che fa crescere, mira a farci regredire in quella spensierata fase adolescenziale così cara ai gestori del “tutto”.
Il ritorno al fanciullino di Pascoliana memoria, ma non didascalico, reale, vero, con tanto di genitori/premier, che ci bacchettano o mettono in castigo, se ci comportiamo male.

Il mito delle due sorgenti

Secondo lo scrittore e geografo greco Pausania il Periegeta, nella regione agricola della Beozia (da lì l’aggettivo “beota” o stupido, villico), si trovava l’antro di Trofonio, che era uno degli accessi agli Inferi e dove per entrare era necessario prima bere da due sorgenti.
Una dedicata a Lethe, per dimenticare la vita umana e la seconda consacrata a Mnemosyne, per conservare in memoria ciò che si sarebbe appreso nell’altro mondo.
Il visitatore dopo aver bevuto ad entrambi le acque, penetrava nella “bocca oracolare” introducendovi prima i piedi e poi le ginocchia, mentre il resto del corpo veniva “spinto a forza”.
Dopo qualche tempo in stato di semi-incoscienza, il paziente veniva tratto fuori dagli aiutanti dell’oracolo e fatto sedere sul trono della Memoria.
Usciva dallo stato comatoso, riprendeva la facoltà di ridere e poteva uscire con il responso sul suo futuro.
É evidente in questo mito, il rito di iniziazione : una sorta di “clausura”, l’ingresso in un mondo estraneo (il mondo del sonno ha, nella cultura greca, forti legami con la morte), per poi far ritorno dalla “Pianura dell’Oblio” alla quotidianità, completamente “rinati”.
La salvezza e l’unica via d’uscita a questo biennio di autentica pazzia collettiva, potrebbero essere proprio le sorgenti di Beozia, dove andare tutti in fila ordinata.
Prima una bella tazza di acqua Lete (no quella in bottiglia di plastica verde), per dimenticare i morti, le situazioni critiche e tutti gli orrori che ci hanno fatto vivere i nostri leader mondiali in questo biennio di vita buttato via, e subito dopo una bella sorsata di Mnemosine, per tenere a debita memoria, per tutte le vite a venire, fino a che punto abbiamo reputato “nuova normalità”, la cretinagine e la stoltezza di questi giorni, in cui abbiamo fatto tutto e il contrario di tutto a tamburo battente.
Con ordini e imposizioni, per altro impartiti da omuncoli e nullità, che abbondano davvero dalle nostre parti.
Buona bevuta !!!

Il Battezzo.

Oggi è toccato a mia nipote Ely.
Lei tutta elegantissima in un completino bianco di pizzo, con le scarpette da ballerina lucide nere, che erano di mia figlia Vanessa, ed una abbronzatura ancora smagliante.
Noi, io e mia moglie, trafelati in Chiesa alle 16.55, col sacerdote a farci la ramanzina, nonostante fossimo pure in anticipo e con il resto dei parenti che sono arrivati al gong di chiusura cerimonia.
Perché col nuovo corso di Bergoglio è tutto un velocissimo proforma.
Una autentica toccata e fuga.
Col sacerdote a debita distanza, le mani inguantate di lattice, tutti con le mascherine sul naso e col diacono che stava attento al distanziamento dei pochissimi parenti presenti, una cerimonia scarna ed essenziale che più che un Battesimo, sembrava di essere entrati alla dimostrazione dell’ultimo modello del Folletto, in una corsia d’ospedale.
Ho pensato a quei poveracci che si sposano in questo periodo, alla loro cerimonia lampo e al book fotografico, coi parenti “mascherinati”, che a distanza di tempo nessuno riconoscerà più, come Fabris a Compagni di Scuola di Verdone.
Fortuna che poi la Festa è stata allegra, spensierata, bella e partecipata, con tanti amici e parenti. Dove rustici, pizzette, casarecce al pesto, vitello tonnato e pasticcini vari hanno guadagnato il proscenio al posto dei soliti discorsi sanitari di questo periodo.
Tutti nel mio giardino attrezzato e addobbato per l’occasione, con festoni, palloncini, tavolini imbanditi con ogni ben di Dio (da “Dolce e Salato”), e per finire una bella sessione di karaoke, dove hanno cantato tutti i volontari (o come al solito) i coatti dai prori familiari.
Proprio una bella festa, con un tempo bellissimo, dopo un venerdì 17 settembre che ha fatto esplodere i chiusini di Roma ed allagato alcune fermate della Metro (come sempre), per la pioggia incessante.
La mia fidanzata piccola lo meritava davvero, e mia figlia ha fatto bene a forzare i tempi e a stabilire la data. A prescindere.
“Cosa fatta, capo ha !”
Quindi tanti, tanti sinceri Auguri Eleonora, e citando il bigliettino di mia moglie …

“La più brillante tra le stelle, soffice e candida come la neve, forte e robusta come una quercia.
In ricordo di un giorno specialissimo, perché speciali sono tutti i giorni da quando sei venuta al mondo, infiniti auguri per il tuo Battesimo, con Amore immenso i nonni Vittorio e Fabiola. “

Un tempo senza tempo …

“Cielo grigio su, cielo grigio su, foglie gialle giù, foglie gialle giù, cerco un po’ di blu, cerco un po’ di blu, dove il blu non c’è…” cantavano i Dik Dik, con Sognando la California  nel lontano 1966. E mi chiedo se per caso anche gli anni ’60, che tutti ricordano e considerano migliori di quelli che siamo vivendo oggi, in realtà non fossero pari, pari, identici, ai nostri, per lo meno per i capelloni e i ribelli di allora. Corsi e ricorsi storici. Anche oggi, infatti cielo grigissimo, foglie gialle sugli alberi, e voglia (credo in tutti) di volare al sole della California. Solo che a quei tempi era possibile, bastava avere un bel portafoglio gonfio, e oggi non puoi nemmeno andare a mangiare o a sciare a Pescasseroli o a Roccaraso, perché sono fuori regione.
Sembra di sprecare il tempo.
Vivere così sul divano, in casa, lontano da tutti, con la paura fottuta di morire (che prima invece, non aveva nessuno, tanto da invocare e cantare a squarciagola “Voglio una vita spericolata”) e vedendo il pendolo che scandisce secondi, minuti ed ore tutte uguali, ci ricorda che l’inutilità è l’anticamera della depressione, della tristezza e della morte.
Un tempo senza tempo, con il nostro vissuto, il nostro presente sospeso, e la mente coi ricordi, rivolta al passato.
Al come era prima, a quanto mi divertivo prima, quanto lavoravo prima, come studiavo prima, come viaggiavo prima … quanto ero libero prima.
E non lo sapevo.