
Eravamo in piena pandemia, era la fine di novembre del 2020, quando alla prima domenica d’Avvento, cambiò la preghiera del Padre Nostro.
Da quel giorno infatti, non si è più detto : “e non ci indurre in tentazione” ma : “non ci abbandonare alla tentazione”.
Inoltre si è aggiunto un “anche”, in un periodo successivo, dell’invocazione al Padreterno.
Il nuovo Messale, pubblicato dalla Cei dopo Pasqua 2021, ha preso atto di queste variazioni, ed ha “aggiornato” pure l’inno al Gloria, dove non ci sono più gli “uomini di buona volontà” ma gli “uomini amati dal Signore”.
La Chiesa Romana che è rimasta immutata e immutabile per secoli, grazie a Papa Bergoglio, le chiese chiuse, le acquasantiere vuote, la comunione e i funerali negati, la mano interdetta come gesto di pace tra i fedeli e i banchi distanziati, cambia l’unica vera preghiera di Gesù Cristo, raccolta nel Vangelo di Luca.
Ormai non c’è più nulla di certo, tradizionale e sicuro in questa società, e tutto, dopo il paradosso del “Papa Bis”, sembra manipolabile e fluido.
Non abbiamo piu alcuna sicurezza, nemmeno quella del segno di croce o della verginità della Madonna.
Tutti i teologi e i cronisti vaticani, che al pari dei “giornalaisti” italiani, campicchiano grazie ai croccantini per cani, donati dai loro vertici, hanno giustificato l’ennesima spigolatura del Pontefice argentino.
Sembrano sciocchezze e queste piccole modifiche sono passate quasi sotto silenzio sugli organi di informazione specializzati, ma per molto meno nei secoli scorsi, si andava direttamente a processo per apostasia al Tribunale della Santa Inquisizione.
I fedeli infine, come autentiche pecore, si sono subito adattati, e sommessamente hanno accettato ogni cambiamento.
Senza proteste o mugugni.
Avrebbero pure sostituito Dio con Satana, se lo avesse stabilito la CEI o i parroci del loro quartiere.
E si va avanti così, con preghiere mutate, immagini cambiate, tradizioni stravolte e nuovi “Credo” inaugurati.